Mixture | la recensione | Quest 2, Quest PRO

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Giocato su Meta Quest 2

Da sette anni i videogiocatori e le videogiocatrici che intraprendono il loro viaggio in realtà virtuale si chiedono una cosa: perché esistono così pochi giochi VR in terza persona? Astro Bot: Rescue Mission rappresenta l’eccellenza del genere, ma anche prodotti come Moss, Ven, Lucky’s Tale e altri hanno contribuito ad aumentare l’esigenza di un genere che ha molto da dire anche attraverso un headset. Beyond Frames Entertanment, già publisher di Down the Rabbit Hole, Wands e Carly and the Reaperman, ci restituisce quindi l’ennesimo esponente di un filone che oramai tutti abbiamo imparato ad amare con Mixture: un action-adventure “quasi” in terza persona.

Dico “quasi”, perché in realtà – esattamente come in Moss – il nostro ruolo sarà quello del guardiano, che osserva dall’alto e che interagisce con l’ambiente attraverso le proprie mani, ma che guida anche la nostra protagonista attraverso lo stick analogico. 

Sulla narrativa non c’è molto da dire. Al di là di un discreto world building, il canovaccio che muove le fila del racconto e che si concentra su una guerriera intrappolata in purgatorio che libera un potente alchemista, non è così interessante come ci saremmo potuti aspettare. Non che non ci sia impegno dietro alla scrittura di un soggetto che presenta anche un paio di colpi di scena simpatici, ma manca da una parte la poesia di Moss e dall’altra l’economia di racconto di Astro Bot. Difficilmente riuscirete ad appassionarvi veramente ai dialoghi, e nonostante un’ottima traduzione italiana, il vostro focus si sposterà molto velocemente attorno al gameplay, come d’altronde – nel contesto del genere – è giusto che sia.

Come anticipato, in Mixture interpreteremo da una parte un enorme alchimista, e dall’altra la piccola guerriera Sola, contemporaneamente. Questo vuol dire che, nonostante a una prima occhiata il titolo vada giocato esattamente come un action adventure in terza persona in cui comandiamo un personaggio distante, potremo anche interagire con l’ambiente attraverso le nostre mani virtuali, e non saremo quindi limitati a qualche sporadica operazione. Il combat system di Mixure si basa infatti esclusivamente sullo scambio tra i due personaggi: l’alchimista deve raccogliere risorse che andranno a restituirvi pozioni offensive da lanciare sullo scenario, mentre Sola deve combattere e schivare i nemici che la circondano. Questo da vita a un sistema di combattimento soddisfacente, teso e a tratti davvero divertente, soprattutto quando il level design lo permette. Dall’altra parte infatti, nonostante la bontà di tutto il sistema, ci si ritroverà più volte a non riuscire a coordinarsi, a causa di una telecamera pensata sinceramente maluccio, e un lavoro sugli spawn a volte un po’ ingiusto. Va da sé che se da una parte va premiata la volontà di proporre finalmente qualcosa di nuovo del genere, dall’altra la strada da fare è ancora un tanta, e non tutto – di conseguenza – funziona perfettamente.

Belli gli scontri contro i boss: imponenti e divertenti da abbattere, così come alcune delle sezioni platforming che richiedono l’utilizzo delle pozioni. Peccato che queste ultime siano anche afflitte da un sistema di movimento un po’ grezzo e non sempre reattivo quando si parla di salti e planate, che vi porteranno alla morte in più di un’occasione, a causa di una certa approssimazione in animazioni e distanze. Il level design presenta poi degli errori clamorosi rispetto alla comprensione degli spazi, spesso incomprensibili, e che richiedono spesso di avvicinarsi a un muro soltanto per svelare – attraverso un cambio inquadratura – il percorso da seguire.

Interessante invece la possibilità di scovare segreti sparsi per i livelli, la necessità di potenziare il proprio personaggio e la varietà di biomi: quattro in totale, divisi fra una trentina di livelli differenti. Mixture è infatti un gioco lungo, quasi lunghissimo rispetto ai suoi colleghi dello stesso genere; così lungo che forse – proprio per questo – i suoi difetti risultano ancora più invalidanti. Parliamo di una longevità di circa otto ore, di più se decideremo di scovare tutti i segreti nascosti tra i regni: forse una durata un po’ eccessiva per un prodotto che, sulla lunga, non riesce a ricostruire la sua formula tante volte quanto sarebbe stato necessario.

Anche sul fronte tecnico Mixture è un gioco riuscito a metà. Se da una parte l’immaginario funziona e il colpo d’occhio è indubbiamente dignitoso, dall’altra manca un po’ di carattere nel design generale, sia rispetto alle ambientazioni, che rispetto ai personaggi. Non so se la colpa stia a monte o si rifletta rispetto ai limiti tecnici di Quest 2, ma Mixture è meno sfizioso, a livello prettamente artistico, di quasi tutti i suoi competitor. Rimanendo nel contesto più tecnico, il titolo di Played With Fire fa anche una certa fatica a mantenere un framerate granitico per tutta l’avventura, colpa forse di un’estensione dell’orizzonte eccessiva per l’heaset standalone, che speriamo non sia un problema quantomeno su Quest Pro.

Mixture è un prodotto interessante, che offre una longevità ragguardevole e che presenta tutti gli ingredienti di un’action-adventure corposo, come quelli che vediamo sugli schermi flat. Purtroppo, un budget probabilmente troppo basso e una certa inesperienza del team nel genere, vanno a relegare il titolo di Played With Fire in quel calderone di prodotti dignitosi, ma che mancano un po’ di anima, nonostante i suoi evidenti lati positivi. In ogni caso, chi ama il genere, può sicuramente divertirsi grazie a un combat system originale ed entusiasmante, e un immaginario sicuramente particolare. Probabilmente un’eventuale seguito, con più budget e un po’ più di lavoro, potrebbe far diventare Mixture quello che ci aspettiamo di vedere dall’action adventure in terza persona in realtà virtuale.

 

 

Mixture è disponibile dal 23 febbraio 2023 su Quest 2 e Quest Pro.

 




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