I migliori titoli del 2019 per Oculus Quest

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INTRO

Il 2019 è stato senza alcun dubbio l’anno di Oculus Quest. Non solo perché il visore di Facebook è stato lanciato sul mercato e ha rivoluzionato il concetto di VR per una fetta più ampia di pubblico, ma anche perché la quantità di prodotti usciti sulla piattaforma in pochi mesi fa letteralmente impallidire i suoi competitor. Tra prodotti originali, porting dalle piattaforme PC e remastered di titoli Oculus Go e Gear VR ce n’è davvero per tutti i gusti, e risulta impossibile proporre una TOP 10 oggettiva senza escludere comunque prodotti meravigliosi che vale la pena giocare. Sono sicuro che molti possessori del caschetto standalone stiano recentemente provando le potenzialità di Oculus link, e grazie allo stesso potranno godersi alcuni dei capolavori cross-platform con l’impatto visivo che meritano; tuttavia sono anche sicuro che alcuni di questi grandi titoli riescano a rendere molto di più con la libertà data dalla mancanza del cavo, finendo di forza in questa classifica. Andiamo quindi a scoprire quali sono stati i dieci migliori giochi usciti in questo primo anno di Oculus Quest, tra vecchie glorie tirate a lucido e nuove perle inaspettate.

10. Espire 1: VR Operative

Gli sviluppatori australiani propongono una sorta di Metal Gear in realtà virtuale, privi dell’autorialità di Hideo Kojima ma con tante buone idee sul fronte delle meccaniche stealth. Nonostante Espire 1: VR Operative non sia per nulla esente da difetti – tra cui un’intelligenza artificiale veramente terribile – la possibilità di muoversi di soppiatto ed arrampicarsi su quasi tutte le superfici, rendono l’esperienza cross-platform di Digital Lode davvero interessante. Se su PC il titolo soffre di una mobilità limitata, grazie a Quest vi sentirete davvero dentro una sorta di Mission Impossible in miniatura, venendo oltretutto sopraffatti da una quantità di contenuti davvero rara in questa prima generazione di realtà virtuale.

Forse non per tutti, ma un’opera che dimostra molte delle potenzialità del mezzo, a volte riuscendo al cento per cento, a volte facendoci soltanto immaginare cosa ha in serbo per noi il futuro.

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  1. Wander

Wander è praticamente Google Earth in realtà virtuale, ma a portata di mano e con la possibilità di viaggiare per le strade di tutto il mondo in street view. Sembra una cosa da poco, ma il potersi muovere virtualmente ovunque ed in ogni momento è davvero un’esperienza indimenticabile, e ci permette di visitare – un po’ superficialmente – luoghi che magari non vedremo mai all’infuori del visore. Il software permette anche banalmente di crearsi un itinerario in tempo reale per il prossimo viaggio, rendendo la preparazione delle vacanze più immediata e precisa.

Indicato sia per gli esploratori seriali, sia per chi non ha la possibilità di andare in giro per il mondo, ma non vuole perdersi l’ebrezza di conoscere cosa si nasconde oltre al proprio naso.

08. Vader Immortal

L’epico franchise ideato da George Lucas rivive in VR grazie ad una breve trilogia originale che ci mette a confronto proprio con il famigerato Darth Vader. L’opera di ILMxLAB ed Oculus Studio non propone sicuramente una grande libertà d’azione o una longevità infinita, ma permette di vivere una breve storia dall’impronta cinematografica all’interno di una delle saghe più amate di tutti i tempi. In Vader Immortal, grazie alla modalità Dojo, è possibile anche affinare le proprie abilità Jedi combattendo contro ondate sempre più potenti di droni, soldati imperiali ed alieni; il tutto con la comodità di potersi muovere a trecentosessanta gradi.

Un prodotto imperdibile per tutti gli amanti di Star Wars, ma appetibile anche per chi non ha mai approfondito l’universo di riferimento.

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07. Path of the Warrior

Mai avrei pensato di poter rivivere le emozioni di Double Dragon e Streets of Rage in VR, ed ecco che Twisted Pixel Games arriva in soccorso. Dopo lo splendido Wilson’s Heart ed il solido Defector, i ragazzi di Austin tornano con un prodotto più contenuto, ma decisamente appagante. Path of the Warrior è un beat’em up come non se ne sono mai visti in VR: ha stile da vendere, è sempre divertente e riesce a satirizzare su un genere che – purtroppo o per fortuna – è molto lontano dalla sua età dell’oro.

Una durata un po’ esigua ed una ripetitività propria del genere non lo fanno finire nelle primissime posizioni, ma se siete cresciuti in sala giochi e menar le mani in un mondo virtuale vi fa contenti non potete perderlo per nessun motivo.

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06. Dance Central

Finalmente anche noi amanti della VR abbiamo la possibilità di sfogarci in un club virtuale in solitaria o in compagnia. Dance Central è il titolo perfetto per sfogarsi in attesa del sabato sera, e ci dà la possibilità di ballare all’interno di un contesto ricco e colorato, composto da cinque bellissime location. La tracklist è piuttosto ampia e si dimostra decisamente all’altezza delle aspettative, le coreografie sono intense ed immediate e la possibilità di giocare online aggiunge valore ad un pacchetto già di per sé di altissimo livello.

Se cercavate il gioco di ballo definitivo in realtà virtuale l’avete trovato, sperando che sia solo il primo passo verso una saga che – attraverso i caschetti portatili e non – può regalarci grandi soddisfazioni nel tempo.

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05. Virtual Virtual Reality

Il grande titolo di Tender Claws sbarca a due anni di distanza dalla prima release anche su Oculus Quest, e lo fa con una grazia davvero unica. L’adattamento è pressappoco perfetto, e non presenta alcuna rinuncia sul fronte tecnico o contenutistico, per un’avventura da vivere con tutta la libertà che solo lo standalone può regalare. Virtual Virtual Reality è un’avventura delirante ma amara, che indaga in maniera satirica una delle plausibili derive del capitalismo, con un’inventiva ed una voglia di sperimentare a tratti straordinaria.

È curioso come ad oggi non ci sia ancora stato un prodotto in grado di donarci l’esplosiva creatività che Virtual Virtual Reality ci ha regalato agli albori della VR commerciale, ma forse è proprio un motivo in più per riscoprirlo sul visore portatile di Facebook.

04. Shadow Point

Coatsink Studio, già autori di piccoli – grandi – titoli del mercato flat, entrano a gamba tesa nella realtà virtuale con un puzzle game che strizza l’occhio all’avventura dritta ed al walking simulator. Nei panni di un uomo che indaga la scomparsa di una bambina, esploreremo dei mondi ricchi di enigmi, basati sostanzialmente sul ricreare delle forme geometriche attraverso le ombre. Se vi sembra poco, sappiate che ogni livello andrà ad aggiungere meccaniche sempre più complesse e stimolanti, che non potranno che farvi amare un prodotto che avrebbe meritato molto più clamore.

Shadow Point è un titolo meraviglioso e ricco di idee, che propone un’atmosfera indimenticabile ed una sfida sempre interessante; da non lasciarsi sfuggire in nessun caso.

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03. Beat Saber

Il videogioco VR per eccellenza sbarca sul portatile di Oculus, e lo fa senza dimenticarsi nulla a casa. Il Rythm Game di Beat Games arriva su Oculus Quest esattamente come l’avevamo lasciato su PC e su Playstation VR, dando però la possibilità di giocare anche i livelli a 360°, che riescono ad aggiungere un ulteriore strato di sfida ad un prodotto già perfetto di suo. Spaccare cubi a tempo di musica si è trasformato in uno dei passatempi più divertenti di sempre, e questo solo e soltanto grazie a Beat Saber.

Che vi piaccia il genere o meno, non siete veramente appassionati di realtà virtuale se non avete mai giocato a Beat Saber almeno una volta. Da giocare e rigiocare fino allo sfinimento.

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02. Journey of the Gods

Tutto avrei pensato, tranne che nei primi mesi di Oculus Quest avrei vissuto un’esperienza tanto vicina a quello che mi ha dato la saga di The Legend of Zelda negli anni. Turtle Rock Studio tira fuori dal cappello un prodotto importante, suggestivo e ricco di meccaniche, che eleva il genere dell’avventura in realtà virtuale ad un altro livello. Da oggi in poi, tutti quelli che vorranno proporre un prodotto simile dovranno necessariamente passare da qui, vedendosela con una direzione artistica da capogiro, una varietà strabiliante ed un combat system semplice quanto perfetto.

Puntando sul low poly più spinto, Journey of the Gods regala chiaramente il meglio di sé su Oculus Quest, ma a prescindere dal visore, l’opera esclusiva di Oculus Studios è un tassello fondamentale della realtà virtuale contemporanea.

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01. Superhot VR

Sembra scontato, ma forse per qualcuno non lo è. Superhot è, a parere di chi scrive, uno dei migliori videogiochi del decennio, capace di inventare una meccanica semplice quanto maestosa, accompagnata da un contesto originale ed ormai divenuto iconico. La possibilità di muovere il tempo soltanto attraverso i nostri movimenti rende questo mashup tra un FPS ed un puzzle game qualcosa di mai visto prima, tanto che è ormai a tutti gli effetti diventato una pietra miliare del videogioco. Superhot VR non fa altro che prendere tutto quello che funzionava nel titolo originale ed intensificarlo al duecento per cento, restituendoci un prodotto monumentale che – con la libertà di Oculus Quest – raggiunge decisamente la sua forma più smagliante. Peccato per una durata un po’ esigua, ma per il tipo di esperienza che propone sarebbero bastati venti minuti a farne un must have.

Non c’è un solo motivo per cui l’opera di SUPERHOT Team non dovrebbe stregarvi; se non che di videogiochi, probabilmente, non ci avete capito nulla.

OUTRO

E come sempre, qui finisce la nostra classifica dei migliori giochi usciti l’anno scorso per Oculus Quest; nonostante non sia stato per niente facile giungere a queste conclusioni. Ci sono molte altre esperienze che dovete necessariamente recuperare, tra cui gli spazi sconfinati di The Climb o il magico mondo in miniatura di Moss; ma se volete a tutti i costi partire da quelli che rendono meglio sul portatile di Oculus scegliete serenamente da questa lista. Sono sicuro che Oculus Quest sia il futuro della realtà virtuale, e proprio per questo ci sentiamo a fine 2020, momento in cui probabilmente avremo accumulato così tanti titoli di spessore che non avremo più neanche il tempo per uscire; ma – d’altronde – per quello c’è sempre Wander.

 




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