1976 – Back to Midway: la recensione (Quest/PCVR)

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Giocato su Oculus Quest 2

I vecchi videogiocatori li freghi facile. Basta riprendere una vecchia gloria od un genere che andava ai tempi della loro adolescenza, svecchiarlo quanto basta per farlo sembrare nuovo, e schiaffarlo sul mercato senza il minimo sforzo aggiunto. Il risultato, spesso e volentieri, è che questi prodotti vengono amati da un pubblico che non sa nemmeno cosa vuole, ed a cui basta crogiolarsi nel passato per amare follemente un prodotto, anche se fondamentalmente mediocre. Inutile dire che aborro totalmente questa pratica, tanto che 1976: Back to Midway mi è risultata una delle peggiori esperienze mai avute con Oculus Quest.

Ivanovich Games è uno studio noto per aver prodotto titoli messi insieme col nastro adesivo; quasi competenti da una parte, quanto tremendamente impersonali e stilisticamente cheap dall’altra. Tra i loro lavori più noti troviamo sicuramente Touring Karts, Operation Warcade e Beat Blaster; tutti prodotti che in qualche modo stanno in piedi, ma che dimostrano lacune gigantesche in termini di game design e direzione artistica. 1976: Back to Midway non fa eccezione, e si allinea fondamentalmente al livello qualitativo dei prodotti sopracitati, proponendoci uno shot’em’up dall’impronta fortemente arcade, che vuole ricordare i bei fasti del passato, in cui sparatutto e sala giochi andavano decisamente a braccetto.

In un contesto in cui il regime nazista ha conquistato il mondo, dovremo infatti tornare indietro nel tempo in groppa al nostro caccia, eliminando centinaia di nemici a schermo e muovendoci tra un setup da sparatutto a scorrimento orizzontale classico, ed un FPS di stampo moderno. Sta infatti qui il grande gimmick del prodotto Ivanovich Games: farci giocare metà della campagna come fossimo dentro ad un grosso cabinato, muovendo il mezzo con la levetta analogica ed eliminando i nemici attraverso il tasto d’attacco; e l’altra metà facendoci agire direttamente dal cockpit, continuando senza soluzione di continuità la strage precedentemente aperta.

Se da una parte l’idea è quasi brillante, proprio grazie alla commistione di due generi estremamente differenti; dall’altra 1976 fallisce sia nel suo gameplay vecchio stile, che nelle integrazioni più moderne.
Il problema delle sezioni a scorrimento verticale è semplice: saremo costretti ad osservare un grosso rettangolo di fronte a noi, esattamente come stessimo giocando ad un titolo analogo via monitor, con un tocco di profondità in più data dai modelli poligonali e qualche effetto speciale. Inutile dire che questi non bastano a rendere la fruizione in realtà virtuale convincente o stimolante, dandoci semplicemente l’impressione di giocare ad un prodotto flat adattato – con grande pigrizia – in VR. Sarebbe bastato costruire un ambiente che ricoprisse tutto il campo visivo e lavorare un po’ meglio sulla messa in scena; ed invece no, Ivanovich Games decide di fare il minimo indispensabile per far credere all’utente di star giocando ad un prodotto in realtà virtuale.

Le sezioni in prima persona, però, riescono a fare anche peggio. Dall’interno del nostro veivolo dovremo eliminare tutti i nemici presenti sulla mappa attraverso uno spostamento automatico, che ci richiederà soltanto di mirare al nemico e premere il grilletto. Fin qui nulla di male, se non fosse che sia il lavoro sul movimento del mirino che il gunplay sono oggettivamente da galera. Muovere con precisione la visuale attraverso un hotas virtuale è un incubo, e se alcune sezioni si riescono a giocare in modo quantomeno sufficiente, altre risultano totalmente rotte; tanto che sarà impossibile centrare anche un solo bersaglio durante intere sezioni. Lo shooting poi è quanto di meno incisivo ho visto oggi in realtà virtuale, con un feeling dei colpi inconsistente ed un lavoro sull’audio da compito di informatica delle scuole medie.

Ma i difetti non sono finiti, perché sebbene 1976 proponga una ventina abbondante di livelli, la realtà dei fatti è che il setup ambientale sarà sempre lo stesso, e cambieranno semplicemente il numero dei nemici e la loro posizione. Questo, unito ad una pigrizia generale nel trovare soluzioni di messa in scena che sfruttino davvero la visione in tre dimensioni, rende 1976 uno degli sparatutto più noiosi del mercato VR, che riesce a salvarsi giusto per chi è così appassionato del genere, che “piuttosto che niente è meglio piuttosto”.

A poco serve la possibilità di eseguire upgrade al proprio veivolo attraverso la valuta guadagnata in game, anche perché vi sarà spesso richiesto di riaffrontare missioni già completate per guadagnare abbastanza stellette, atte a sbloccare i livelli successivi; ragion per cui non sarà un problema potenziare il nostro mezzo a dismisura già dopo una manciata di partite.

Sul fronte tecnico, 1976: Back to Midway presenta un colpo d’occhio dignitoso nelle fasi in due dimensioni, quanto scarno e triste in quelle in prima persona. Se messo a confronto con il recente Warplanes, il prodotto di Ivanovich Games ne esce con le ossa rotte, nonostante le fasi da shoot’em’up colpiscano a tratti grazie ai molti elementi a schermo.

Ovviamente, e giustamente, un prodotto come questo non poteva uscire sullo store ufficiale di Oculus, ed infatti 1976: Back to Midway dev’essere acquistato necessariamente tramite App Lab, con il solito sistema che oramai tutti conosciamo. Vien da sé che il lavoro sul comfort non è qui dei migliori, e chi non è abituato ad un certo tipo di movimento fluido potrebbe soffrire malamente tanto le fasi in prima persona, quanto quelle in 2D; soprattutto a causa di sezioni da crisi epilettica che potrebbero disturbare i più sensibili alla questione.

1976: Back to Midway è un prodotto insufficiente, che può divertire soltanto chi è così appassionato al genere che non può proprio fare a meno di sparare a tutto quello che si muove in groppa al suo caccia in 2D. Un discreto colpo d’occhio ed una longevità sopra la media risultano infatti le uniche ancore di salvezza per un prodotto che fa tutto malino, e che non consiglio – sinceramente – nemmeno a chi ha passato metà della sua infanzia tra arcade e monete da cinquecento lire.

1976: Back to Midway è disponibile su Oculus Quest (via App Lab) dal 13 Marzo 2021 al prezzo di 14,99€ e dal 10 Dicembre 2020 su Steam al prezzo di 12,49€.

 




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