The 7th Guest VR | la recensione | PSVR2, PCVR, Quest

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Giocato su PSVR2

I giocatori più attempati ricorderanno sicuramente The 7th Guest, il titolo di Trilobyte che fece sostanzialmente nascere il CD-ROM, insieme a Myst e a Star Wars: Rebel Assault. Il titolo pubblicato da Virgin Games era un puzzle game nudo e crudo, difficile come da tradizione, in quegli anni, e proprio di una personalità unica, dovuta soprattutto alle incursioni di attori reali inseriti in ambienti digitali, attraverso il full motion video. Vertigo Games ci propone oggi una rivisitazione tutta VR di questa storica IP, ripensando sostanzialmente da zero narrativa e gameplay, con risultati davvero inaspettati.

In The 7th Guest VR interpretiamo una presenza eterea e misteriosa che si ritrova, per motivi a noi sconosciuti, a ripercorrere le gesta di sette persone invitate nella villa di Henry Stauf: un giocattolaio dal passato fumoso che ha deciso di proporre una serie di puzzle ai suoi ospiti. I protagonisti sono uomini e donne che bramano il premio dovuto alla risoluzione di tutte le stanze, e che faranno qualunque cosa pur di raggiungere il loro obiettivo, a prescindere dalle loro presunte personalità. Il nostro compito è quello di rievocare i ricordi di questi personaggi, risolvere i puzzle proposti da Stauf, e svelare infine le grandi verità nascoste dietro – e dentro – alla villa che porta il nome dell’antagonista. È un setup da mistery che funziona molto bene, e che ci tiene agganciati al nostro caschetto per realtà virtuale prevalentemente in virtù del metodo attraverso il quale la storia ci viene raccontata.

La grande trovata di The 7th Guest VR è infatti quella di aver riportato, esattamente come nell’originale, interpretazioni reali dentro al mondo virtuale. Se negli anni Novanta il risultato era ammirevole, ma ancora molto grezzo rispetto agli standard moderni, in quel di Vertigo Games hanno invece fatto un lavoro realmente eccezionale nel tentativo di riportare quella sensibilità al contemporaneo. Gli attori, ripresi e scannerizzati in tre dimensioni, ci restituiscono interpretazioni un po’ macchiettistiche e sopra le righe, ma estremamente realistiche e affascinanti ai nostri occhi, nonostante le sporcature tipiche della fotogrammetria. Il risultato è davvero eccellente, specialmente perché mascherato dalla giustificazione narrativa del “fantasma”, o “ricordo”.

Ne fuoriesce quindi un’estetica interessante e mai scontata, che – unita al buon lavoro di ricostruzione del mondo di gioco – ci fa muovere piacevolmente per la villa dentro alla quale si svolge tutto il racconto. Peccato per un contrasto davvero molto sbiadito, che fa perdere un po’ la bellezza dei neri propri del pannello di PSVR2, e che sembra quasi suggerire una patina volutamente retrò, che poco si sposa con l’immaginario di The 7th Guest per come è stato reinterpretato.

Ma in un puzzle game l’elemento più importante rimane uno: gli enigmi, e come questi vengono presentati a chi gioca. Al contrario di come succedeva con Myst VR – che risultava sostanzialmente una riproduzione pedissequa del capitolo originale, anche sul fronte del gameplay – in The 7th Guest VR il team ha ben pensato di ricostruire tutto quanto da zero. Gli enigmi sono quindi inediti e ben pensati: propri di quell’equilibrio fondamentale tra sfida e accessibilità che fa di un puzzle game un buon puzzle game. Siamo quasi dalle parti di The Room: A Dark Matter, almeno per quanto riguarda lo spirito dei puzzle, e questo è forse il miglior complimento che è possibile fare a un prodotto di questo tipo. Oltretutto, dal grande gioco di Fireproof Studios, The 7th Guest ruba anche un eccezionale sistema di suggerimenti, nel caso non riusciste a proseguire con il gioco. Addirittura, l’opera di Vertigo Games si spinge oltre, dandoci la possibilità di risolvere in automatico tutti gli enigmi attraverso l’utilizzo di speciali monete che è possibile trovare durante il nostro cammino. È un sistema furbo, che riesce quindi a mantenere il ritmo del gameplay sempre alto, senza farci perdere ore e ore in ragionamenti, qualora non fossimo predisposti alla risoluzione di uno specifico puzzle che proprio non riusciamo a mandar giù.

Peccato, ahimè, per un lavoro sull’interazione non esattamente eccellente. Nonostante il gioco si basi sostanzialmente sul muovere e toccare oggetti, le nostre mani virtuali tendono un po’ a incastrarsi tra loro, a non prendere esattamente l’input che volevamo dargli toccando questo o quell’altro elemento e – in generale – a non interagire in maniera sempre corretta con i puzzle. Questo aggiunge un pizzico di frustrazione a un prodotto altrimenti privo di problematiche troppo evidenti, e che riesce – per una volta – a proporci il puzzle game in maniera accessibile, senza risultare mai ovvio, stupido o scontato.

È una cosa non da poco, per un titolo di questo tipo, che propone anche una buona quantità di opzioni per l’accessibilità, tra cui anche il teleport: fondamentale per chi soffre di motion sickness. Purtroppo, l’altezza predefinita del gioco da seduto, invece, risulta un filo troppo bassa rispetto a dove sarebbe dovuto stare il nostro sguardo nel mondo virtuale, facendoi preferire – almeno per ora – la giocata da in piedi.

Nonostante qualche piccolo difetto, The 7th Guest è uno dei migliori puzzle game della sua categoria mai visti in realtà virtuale. La reinterpretazione dell’IP originale è intelligente e personale: evidenziando che in quel di Vertigo Games non si sono adagiati sugli allori, riproponendo 1:1 un gameplay che non poteva funzionare traslato in VR. Certo, non tutti i puzzle risultano allo stesso livello, ma la possibilità di saltare quelli che non rispecchiano i nostri gusti o le nostre capacità, vi permette di vivere l’esperienza di The 7th Guest esattamente come vorreste viverla. Un ottimo gioco, che non sorprende al livello dei veri capolavori del genere, ma che piacerà senza alcun dubbio a chi ama il puzzle game.

The 7th Guest è disponibile dal 19 ottobre su PCVR, PlayStation VR2 e Meta Quest 2 e 3.

 




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