Unplugged | la recensione | Oculus Quest, PCVR

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Giocato su Oculus Quest 2

L’hand tracking è una tecnologia meravigliosa. Vedere in VR le proprie mani muoversi con una certa precisione, a prescindere dal movimento che stiamo facendo, è qualcosa di davvero straordinario, e che diventerà sicuramente uno standard nel prossimo futuro. Ahimè, i titoli distribuiti su Oculus Quest che sfruttano questa tecnologia non si sono ancora dimostrati all’altezza delle aspettative, lasciandoci a bocca aperta in un primo momento, per poi risultare semplicemente macchinosi, difficili da utilizzare e – spesso e volentieri – frustranti. Vertigo Game butta però sul mercato un prodotto musicale che prova in tutti i modi a far funzionare questa tecnologia, puntando su un rhythm game alla Rock Band, e facendoci strimpellare una chitarra inesistente nella realtà quando rumorosa e aggressiva dentro al mondo di gioco. Scopriamo insieme Unplugged: il primo gioco musicale per realtà virtuale a sfruttare l’hand tracking.

I primi minuti in compagnia di Unplugged sono folgoranti. Ci ritroviamo in un backstage, mentre il chitarrista degli Steel Panther ci parla – come fossimo nel film dei Tenacious D – da un poster di fronte a noi. Russ Parrish ci spiegherà subito i rudimenti del gameplay: posizionati la chitarra alla giusta altezza, crea un ambiente ottimale per l’hand tracking, e inizia a suonare una chitarra virtuale con il solo utilizzo delle tue mani. Sembra una sciocchezza, e invece suonare senza nessuna periferica fisica in Unplugged – almeno inizialmente – funziona, e ci fa divertire davvero come matti.

La meccanica è semplice, quanto brillante. Il gioco leggerà fondamentalmente il posizionamento delle vostre dita su quattro differenti tasti della chitarra, invitandovi con una serie di barre che andranno a scontrarsi contro lo strumento, a tenere solo alcune dita specifiche premute sul tasto, mentre con la mano destra andremo a eseguire la classica pennata. Nel suo essere un meccanismo elementare, Unplugged riesce a restituire brillantemente il feeling di un rhythm game con periferica fisica, senza ovviamente avvicinarsi di troppo al reale utilizzo dello strumento. Il risultato è un turbine di esaltazione, che lascia presto spazio ad alcune, dolorose, perplessità.

Se in modalità easy i livelli sono accettabilmente complessi – e forse anche troppo – tenendo conto delle difficoltà tecniche e dell’approssimazione propria dell’hand tracking su Quest, appena inizieremo a salire di categoria le cose si faranno parecchio complicate, e non per meriti propri. Beccare una combo in Unplugged, con un tracking che – per quanto miracolosamente raffinato – non risulta mai preciso soprattutto sul cambio dell’accordo, è davvero impossibile, e rischierà di portare a frustrazione anche l’utente più esperto. È davvero assurdo come in Vertigo Games non si siano posti il problema di andare a semplificare i movimenti, proprio in funzione di rendere il loro gioco, che si può affrontare esclusivamente senza l’utilizzo dei controller, fruibile su Oculus Quest. Vi giuro che non è soltanto un problema mio, dato che in leaderboard durante il pre lancio risultavo sempre in top ten, e la vedo dura che qualcuno sia riuscito ad andare troppo oltre nella campagna del gioco.

Quest’ultima, composta da quattro arene, composte a loro volta da cinque brani circa, andrà a sbloccare le tracce successive soltanto al completamento di determinati obiettivi. Se la prima area si completa facilmente al cento per cento, già dalla seconda insorgono delle gravi difficoltà nell’ottenere punteggi superiori a centomila, che si ottengono sbagliando pochissimi accordi a ogni traccia, e che si riescono a guadagnare – sostanzialmente – soltanto a livello hard. A quest’ultimo livello di difficoltà, sarà inoltre comune ricevere malus che ci imporranno di riaccordare la nostra chitarra, o che sveleranno la posizione delle dita a pochi passi dall’arrivo sul tasto. Insomma, se già il gioco è incasinato, al livello più alto di difficoltà diventa un’esperienza al limite della crisi epilettica.

Come se non bastasse, il sync tra le note che arrivano allo strumento e la musica non sono mai esattamente in linea. Trovo assurdo che in un gioco sviluppato per uno specifico visore, e si spera quindi testato sullo stesso, il sync non sia effettivamente millimetrico, risultando in un buon numero di brani, sostanzialmente game breaking. Fortunatamente esiste la possibilità di ridurre o aumentare la latenza della traccia di circa duecento millisecondi, che comunque dovremo aggiustare a occhio, perdendo un sacco di tempo.

Ed è un peccato, perché quando il gioco funziona e la traccia è disegnata bene, Unplugged è davvero un’esperienza straordinaria, che diverte ed esalta come pochi rhythm game sono riusciti a fare in questi cinque anni di realtà virtuale. Il merito va anche a un’estetica cafona ma azzeccatissima e una tracklist di tutto rispetto, che vanta brani dei Weezer, Ozzy Osbourne, The Clash, T Rex, Offspring e così via, e che regala grandi soddisfazioni – per una volta – anche in un gioco esclusivo per realtà virtuale.

È anche vero che, al di là della leaderboard, una volta conclusa la ventina di brani disponibili non ci rimarrà poi molto altro da fare, se non acquisire fan durante le nostre performance, necessari ad acquistare le diverse chitarre presenti nel gioco. In un titolo del genere non serviva chissà cosa, ma forse un qualche tipo di multiplayer, di sfida aggiuntiva o chissà che altro, avrebbero reso l’operazione sinceramente più ricca.

Il gioco è in arrivo anche su Steam, con il solo supporto a Valve Index, ovvero l’unico con dei controller proprietari in grado di tracciare le dita. Chissà se con il visore PCVR di Steam Unplugged non riesca a esprimere davvero al cento per cento le sue effettive potenzialità.

Unplugged è un gioco concettualmente meraviglioso, che si scontra – come spesso accade – contro una tecnologia ancora acerba. Nel momento in cui l’hand tracking funzionerà a dovere, il titolo distribuito da Vertigo Games potrebbe essere serenamente un gioco da nove, ma finché avremo la possibilità di divertirci a pieno soltanto attraverso alcuni specifici brani, e soltanto in modalità easy, il prodotto non può sicuramente ambire all’eccellenza.

Unplugged è disponibile dal 21 Ottobre 2021 su Oculus Quest e Steam (compatibile soltanto con Valve Index).

 




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