Speciale Oculus Quest – Siamo davvero davanti al visore del futuro?

Tutto quello che avete sempre voluto sapere sul quest e che non avete mai osato chiedere.

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Siamo arrivati al verdetto finale . Ci siamo presi tutto il tempo possibile, ma adesso è il momento di deliberare: Oculus Quest sì o ouculus Quest no? Chiaramente è tutto uno scherzo, non esiste nessun giudizio che sia univoco e uguale per tutti perché siamo tutti utenti diversi e tutti con esigenze e gusti diversi. Detto questo però vi lascio a questo articolo in cui troverete qualche minuto di riflessione che magari vi aiuterà a decidere.

Chi lo avrebbe mai detto nel settembre 2018 durante l’OC5 che il visore più discusso dell’anno successivo sarebbe stato il Quest? Non un visore 4k, 8k, 10k non il visore della grande madre Valve, non il successore di Oculus rift ma il Quest. Il visore con all’interno un chip mobile, quello stesso chip che non è nemmeno montato sui top di gamma smartphone. Ammettetelo anche voi, nonostante foste ammaliati dall’idea di poter giocare con un visore portatile avevate mille dubbi, siete partiti prevenuti e l’avete sottovalutato. Ma poi dopo l’estate cosa è cambiato? Be, è cambiato che il visore è uscito e da quel momento si sono susseguite le mille recensioni degli esperti di settore, dalle testate più specializzate fino a Rolling Stones, così tanto POP da finire anche nelle stories della coppia Fedez e Ferragni.

Come si fa a passare from Zero to Hero quando il mercato della VR parla solo di numeri? Solo di risoluzione, di fov, di godrace, screen door effect e dpi? In Questo articolo non vogliamo parlare di Quest out of the box, per quello trovate un più che esaustivo articolo sulle pagine di VR-Italia, e se riavvolgiamo il nastro ai mesi precedenti sappiamo benissimo che Quest ha assunto valore più il tempo passava e non nella sua proposizione iniziale di visto e piaciuto. Sotto ogni thread sulla realtà virtuale, nei gruppi di facebook e video di Youtube la domanda che si insegue è sempre la stessa: mi conviene prendere Quest piuttosto che visore di marca “x”? Mi conviene vendere “visore x” e prendere un Quest? Come se tutti fossimo attratti da questa strana libidine che si è insidiata nelle nostre teste, prendo il Quest, non ho cavi, non ho lighthouse da montare, non mi serve un PC devo solo giocarci. Vogliamo una giustificazione per prenderlo, una giustificazione per avere il Quest, magari abbiamo anche già un ottimo visore, magari abbiamo anche acquistato il RiftS al lancio, però non ci basta, vogliamo sentirci dire che dobbiamo avere il Quest. Abbiamo paura di aver fatto l’acquisto sbagliato, non i linea con il futuro, abbiamo speso tanto per la realtà virtuale perché la VR chiede tanto, chiede un investimento di denaro e un investimento di tempo e noi vogliamo essere sicuri di investire il tempo e il denaro nel modo giusto.

E’ possibile fare una guida definitiva all’acquisto per l’utente VR? Citando un poeta tecnologico contemporaneo: non esiste il cellulare migliore in assoluto, esiste il cellulare migliore per ogni singolo utente e non c’è un solo motivo per cui questa citazione non valga anche per il mercato dei visori. Invece che scrivere questo articolo vorrei tanto fare una tabella Excel, dove inserire in una casella di spunta le cose a cui l’utente e interessato e le cose di cui non può scendere a compromesso, dopodiché con un complesso algoritmo basato sugli insiemi e diagrammi di Venn si otterrà esattamente il visore che fa per voi. Ma non vi voglio abbastanza bene per fare una cosa del genere quindi cercherò semplicemente di segnalarvi tanto i pregi quanto i difetti di Questo visore che a tratti sembra arrivare dal futuro e a tratti ha dei limiti che per tanti utenti non rappresenta nemmeno un visore da prendere in considerazione.

Partiamo dai difetti: il visore non è comodo da indossare e non c’è un singolo utente che abbia mai provato a dire il contrario. Questo è un gravissimo passo indietro perché dopo Edk1 e Edk2 sul mercato seppur con lievi differenze si trovano visori più o meno comodi e al massimo con pregi e difetti nel bilanciamento e nella vestibilità ma nessuno di Questi scomodo all’unanimità. E’ vero che in rete si trovano uno e più tutorial per poter montare degli head-strap aftermarket ma questo è un problema non da poco, non tutti sono disposti ad armeggiare con cacciaviti e collanti per rendere più comodo qualcosa che dovrebbe fare della comodità uno dei suoi punti di partenza. Fortemente correlato alla scomodità è il bilanciamento dello stesso. È vero che il peso si trova tutto davanti perché per l’ingegnerizzazione era più comodo avere tutti i componenti vicini, ma forse qualcosa di simile fatto come RiftS e con batteria integrata nella parte che avvolge la testa piuttosto che davanti sarebbe stato molto meglio.

Da qui ci colleghiamo quindi al problema della batteria, ovviamente siamo di fronte a due ore e mezza di durata che per molti è più che sufficiente, per altri molto meno. Anche in questo caso l’arte dell’arrangiò è nostra amica e con un power-bank collegato al visore magari non tenuto in tasca ma attaccato alla parte posteriore si riesce anche a controbilanciare il pe so rendendo meno faticosa la sessione di gioco. I problemi che si presentano però in questo caso sono due, se ho scelto un visore senza cavi non voglio poi dovermi trovarmeli addosso e vicino alla testa che potrebbero darmi fastidio durante la sessione di gioco, seconda cosa aggiungere peso al visore aumenta fortemente l’inerzia nella testa dei nostri movimenti, rendendo il tutto meno immersivo e faticoso. L’ultimo appunto scontato ma comunque dovuto è rappresentato dalla potenza del processore e dalla qualità grafica delle esperienze fruibili, non prendiamoci in giro, molti degli adattamenti per Oculus Quest risultano terribilmente sacrificati dal punto di vista grafico quando confrontati uno a uno con la controparte pc desktop e questo è fisiologicamente insito nella potenza del processore.

Il problema è che per molte esperienze la quantità poligonale a schermo, effetti particellari ecc risulta fondamentale per una buona immersività e divertimento.  D’altra parte però stiamo parlando di qualcosa che due anni fa non avremo mai pensato di poter sperimentare così presto. Il Quest come visore stand-alone rappresenta qualcosa di pazzesco, tutta la potenza necessaria per poter godere dell’esperienza di gioco e del riconoscimento dei controller funziona alla perfezione. Il settaggio dell’area di sicurezza avviene in pochissimi instanti e si è subito pronti a immergersi nell’azione. Nel  paragonare Pc desktopVr e Quest  il confronto non è così campato per aria se confrontiamo una Playstation4 pro a una Nintendo Switch, soprattutto quando parliamo di giochi terze parti. Ma non tutto è perduto perché la realtà virtuale non è solo tecnica o milioni di poligoni, lo scopo è immergere in realtà alternative e ha dimostrato che a volte sia in grado di farlo  anche con soluzioni artistiche diverse dalla nuda e cruda grafica, ed è proprio qui quindi che Quest viene valorizzato. Esperienze come Superhot, Beatsaber e Journey of the gods per citare tre capolavori che hanno saputo portare avanti un concetto diverso dalla pura grafica, sono qualcosa di davvero sorprendente e non hanno da temere la loro controparte Pc desktop. Il valore di queste esperienze non ha quasi prezzo, ti catapultano immediatamente in qualcosa che arriva dal futuro, qualcosa che non avremmo mai pensato di poter sperimentare nel così breve termine, questo perché Superhot come Journey of the gods prescindono dall’aspetto tecnico e resta solo tanto divertimento e tanta immersività, l’esperienza che si ottiene e pari e anche superiore a quello che si otterrebbe con visori wired.

Questi sono i primi tre giochi che mi vengono in mente ma non sono le uniche che non temono nessun confronto. Volendo scendere a compromessi e guardarci intorno esperienze come Roborecall, Arizona sunshine e The climb pagano un certo scarto, ed è innegabile, ma dopo qualche ora si fa meno caso alla grafica più povera e rimane tutto il resto, ovvero il divertimento di giochi ben fatti e pensati per funzionare in VR. Se non siete mai stati tra quelli che giocando su console o su pc perdevano tempo a contare i frame e poligoni a schermo o a settare l’occlusione ambientale probabilmente il Quest è una scelta più che consigliata. I compromessi con il Quest ci sono ed è evidente ma non ci sono compromessi per il divertimento. Facendo un altro esempio pratico come la trilogia di Wader immortal nella modalità dojo, ovvero una serie di sfide di difficoltà crescente a ondate, i nemici vi possono attaccare anche alle spalle rendendo la sfida più stimolante e divertente, cosa che non succede quando il gioco viene avviato per visori desktop che per evitare di farvi arrolare come un salame posiziona i nemici solo nello specchio frontale dei 180°.

Facendo un’analisi lucida, per i primi due anni di realtà virtuale non abbiamo avuto produzioni colossal, e anzi per la maggiore si è trattato di esperimenti e giochi dalla durata contenuta. Mi viene da pensare a Vanishing realms, Sparc, e Batman Vr giochi che sono stati più che sufficienti per farci entrare in contatto con l’hardware e spingerci a spendere quasi mille euro per un visore. Non vedo quindi nessun ostacolo se non la mera volontà degli sviluppatori per non portare ancora più esperienze di quel tipo se non anche migliori come ha dimostrato Wader immortals. Se siete arrivati fino a qui in questo lunghissimo articolo sapete benissimo cosa manca ancora da menzionare, mancano i giochi tripla A, mancano le esperienze più furiose. Manca No man’s sky, manca Skyrim vr, e i più recenti Stormalnd e Asgard’s wrath. Vero non ci sono su Oculus Quest e non voglio nemmeno mentirvi, non ci saranno per molto tempo esperienze di quel tipo e per ancora tanti anni dovremo aspettarci uno scarto tangibile tra quello che è possibile fruire su un dispositivo portatile come smartphone, come Nintendo Switch, rispetto a PC e console con scheda video dedicata. E quindi come si fa ad azzerare questo gap? Oculus Link, bene Oculus link è la pozione miracolosa di tutti i mali, nell’istante in cui è stato annunciato la rete è impazzita. I chiassoni del web hanno decretato la morte di qualunque altro dispositivo sul mercato soprattutto del fratello maggiore riftS.

Oculus LINK funziona molto bene e non è mia intenzione sfatare questo mito, anche nella sua versione di beta e con cavo non ufficiale, una volta avviato con successo è raro avere dei crash. LINK però non può essere la soluzione definitiva ad un headset wireless. Come reagireste se vi dicessero che da domani, se avete una Nintendo Switch, potete collegarla tramite l’uscita usbC al PC da gaming e giocare lì Battlefield 5 e Deathstranding. Sarebbe un miracolo? Sono stato anche io molto entusiasta della possibilità di LINK ma avendo a casa già un visore non mi sono nemmeno sognato di giocare i giochi desktop da Quest, perché cavo per cavo allora preferisco usare RiftS e Htc Vive.

Questi ultimi sono già connessi sono pronti e funzionano subito. Oculus Link al momento per la maggior parte delle volte richiede diversi riavvii, difficilmente parte al primo colpo e su alcune configurazioni non parte neppure. È chiaro che sono problematiche fortemente dovute alla versione beta ma tutt’ora non vorremo consigliare a nessuno di prendere Oculus Quest come primo e unico visore per chi già è in possesso di un pc da gaming. Oculus Quest potrebbe essere una grandissima opzione per chi possiede Playstation VR, sarebbe il perfetto visore companion per permettervi di provare titoli non disponibili sul visore di casa Sony e per darvi un senso di roomscale che PsVr non può darvi per chiari limiti di tecnologia. Quest può sopperire a quei casi in cui non si ha uno spazio fisso per cui giocare in casa, un’area che serve solo per la Vr, e quindi se ogni volta che volete giocare, dovete tirare fuori tutto la flessibilità di Quest vi verrà incontro.  Vi sposterete con facilità in un’altra stanza disponibile se il soggiorno è occupato, questo è sicuramente un punto a favore per la maggior parti di utenti e che sicuramente aiuterà la diffusione di Quest. Chi possiede già un pc da gaming a nostro avviso dovrebbe investire su un RiftS per approcciarsi per la prima volta alla realtà virtuale. RiftS è uno devi visori che out of the box è il più completo e lo street price che lo posiziona 50 euro più economico del Quest lo aiuta a risalire in alto nella classifica.

Quest rischia di allontanare chi già possiede un pc da gaming in alcuni sfortunati casi, al momento ad esempio quest’ultimo non è venduto assieme a link anche se non è da escludere un bundle in futuro – Inoltre richiede una potenza computazionale superiore che possiamo stimare attorno al 10-15% misurando il frame rate ad esempio con Stormland – in aggiunta la già citata non comodità non migliora nel momento in cui gli si collega un cavo sul lato che sbilancia ulteriormente il peso. L’unica nota di merito è che la presenza di “sole” quattro telecamere piuttosto che le 5 di RiftS non ha dato mai problemi realmente percepibili. Non escludiamo che potrebbe essere inferiore rispetto a RiftS ma all’atto pratico il tracking del Quest non ci ha mai messo in difficoltà. In definitiva se non possedete un computer da gaming non siete obbligati ad averlo per poter sperimentare una buona fetta delle esperienze in realtà virtuale. Solo se non volete rinunciare ai sopra citati No man’s sky e Asgard’s Wrath allora sarete chiamati “alle armi” per dover mettere in piedi un setup da PC-Gaming.

E’ rimasto un punto scoperto però, vogliamo fare luce su l’unica cosa che davvero ci ha lasciati stupiti, che per poco non ci ha fatto sperare di dire addio ai cavi davvero per sempre. Abbiamo approfondito la possibilità di giocare in streaming i giochi sul Quest, utilizzando quindi servizi come Virtual desktop e Riftcat. Lo streaming in locale non è certo una novità dell’ultima ora, da tempo esistono opzioni di questo tipo per Playstation e Steam e che permettono di giocare in streaming locale giochi che girano su una macchina posta in un altro punto della casa.

Anche in questo caso l’esperienza out of the box di Quest non ci ha entusiasmato, premesso che per poterlo avviare bisogna farsi aiutare da uno o più tutorial tra quelli disponibili in rete una volta avviato con un modem 5ghz abbiamo avuto un’esperienza non sufficiente per poter essere consigliata. Lo streaming seppur di buona qualità aveva ripetuti cali di frame fino a veri lag e freeze di qualche secondo. Non paghi però di questo risultato abbiamo provato un amplificatore di segnale preso a qualche decina di euro da Amazon. Niente di estremamente professionale e facilmente installabile e configurabile da chiunque, abbiamo cercato di posizionarlo nel modo più sensato possibile in modo da coprire l’area di gioco un po’ come abbiamo fatto per il Tp CAST di Htc Vive posizionato al centro del soffitto – In Questo caso l’esperienza è diventata seriamente godibile, refresh sempre sui 75hz, e latenza percettibile solo se ci si focalizza sul ritardo – Esperienze non troppo convulse come Arizona Sunshine funzionano più che bene, volendo investigare però dato che il suono esce in contemporanea dal Quest ma anche dalla scheda audio del pc si riesce con l’udito quantificare meglio il ritardo, provando a registrare infatti il suono e analizzando la distanza tra i due picchi il ritardo è quantificabile in una cinquantina di millisecondi.

Questo forse non è il modo più scientifico però crediamo sia abbastanza efficace per capire il ritardo del segnale. Nota importante però abbiamo notato come il ritardo sia diverso tra un gioco e l’altro e ad esempio il benchmark di tutti i tempi come Beatsaber risultava praticamente ingiocabile, con crash e latenze inspiegabili rispetto agli altri titoli. Giochi come Moss ma anche come Untill you fall risultano godibili. È importante però sottolineare che essendo un setup piuttosto artigianale alle volte si hanno dei micro scatti, dovuti forse alla non consistenza del segnale. Quello che però deve lasciare stupidi e che questo è fatto tutto in maniera non ufficiale non ottimizzata, se il visore avesse un ricevitore dedicato a Quest in modo da comunicare in maniera univoca con un software ottimizzato per la trasmissione dei dati in locale siamo certi che si potrebbero ottenere risultati stupefacenti. Confrontandolo con il TPcast di Htc Vive ad esempio si capisce molto bene a cosa bisognerebbe puntare in termini di performance di trasmissione – Il ritardo del Tpcast è impercettibile, Beat Saber, Pistol whip qualunque gioco basato sulla reattività non mostra il minimo inciampo. Forse un progamer di Beatsaber potrebbe dire che non riesce ad essere competitivo allo stesso modo, però stiamo parlando di inezie – Il tpcast però necessita di un ricevitore da posizionare sul vive, un trasmettitore posizionato in una posizione strategica e un modem per il tracking dei controller – Tirando una riga quindi non si può rispondere univocamente alle domande: meglio Rift o RiftS, “posso usare Quest come unico visore?” bisogna analizzare caso per caso e per questo potete lasciare le vostre domande con descrizioni dettagliate sotto l’articolo.

L’unica sensazione che mi ha lasciato questa prova approfondita è che il Quest sia un po’ come lo sportivo che sapeva  poter battere il precedente record con gran margine, ma ogni volta migliorava il suo risultato solo del giusto il necessario per poter rimanere sulla cresta dell’onda e non bruciarsi subito. Allo stesso modo Quest partito come underdog sta mostrando le sue qualità piano nel tempo, un esempio è Link, poi il finger tracking e  poi l’aiuto vocale e non crediamo siamo così impossibile avere una connessione al pc full wireless. Magari con un piccolo trasmettitore o ricevitore dedicato da collegare al Quest assieme a un headstrap più comodo e dato che stiamo sognando magari anche con delle cuffie dedicate come Rift CV1.

Buona Vr a tutti!

 




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