Naau: The Lost Eye | la recensione | PCVR

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1Giocato su Oculus Quest 2 con Air Link

Studio Gamebit esordisce nel mondo della realtà virtuale con un’avventura esplorativa che strizza l’occhio al puzzle game physics base, senza però disdegnare gli scontri ravvicinati e a distanza tipici dell’action adventure di stampo classico. Naau: The Lost Eye è un po’ uno Zelda wannabe, sia nella forma che nel contenuto, e riesce miracolosamente nell’impresa di farci vivere un’epopea neo-fantasy in realtà virtuale come non ne vediamo tutti i giorni. Dopo un mese abbondante di accesso anticipato il titolo di Studio Gamebit arriva finalmente sul mercato nella sua versione uno punto zero; vediamo come se la cava questo titolo esclusivo per PCVR nella nostra recensione!

Sul fronte narrativo Naau: The Lost Eye non ha poi molto da dire. In un mondo immaginario popolato da bizzarre creature aliene, un bel giorno un’epidemia improvvisa pietrifica gran parte della popolazione, lasciando spazio a creature malefiche che voi – ovviamente l’unico autoctono rimasto in qualche modo incolume – dovrete sconfiggere. Niente di più, niente di meno; lo script del prodotto Gamebit si muove più di suggestioni che di veri e propri beat narrativi, e riesce a comunicare molto meglio attraverso un certo tipo di racconto ambientale, piuttosto che con una struttura narrativa forte. Come sempre poco male, perché nell’action adventure – specialmente in VR – quello che conta è gameplay, e quanto lo stesso riesce ad immergere il giocatore in un mondo vivo e immersivo.

Il game design generale di Naau non si spreca, e ci restituisce un po’ tutti quegli elementi che siamo abituati a ritrovare, soprattutto nel mercato flat, nelle avventure di questo tipo. Da grandi aree da esplorare fino ad arrivare a combattimenti melee e ranged, da puzzle basati sulla fisica degli oggetti fino a quelli incentrati sui tool che acquisirete strada facendo; il titolo di Studio Gamebit è un concentrato dei topoi tipici del genere, che riusciremo subito ad interiorizzare grazie ad un approccio a volte un po’ grezzo, ma sempre chiaro e stimolante.

Ed è proprio l’elemento più ruvido a far storcere il naso fin da subito in Naau: The Lost Eye; frutto chiaramente di uno sviluppo iper indipendente, che risulta quasi miracoloso a fronte della riuscita effettiva del prodotto. Nonostante una quantità di contenuti che supera gran parte del mercato contemporaneo, un’estetica più che sufficiente, un combat system vario e un elemento esplorativo raro per il genere di riferimento, questa nuova avventura per PCVR svela, un po’ in tutti i suoi elementi, un’approssimazione di fondo che è difficile da nascondere. Le aree sono sì estese, ma spesso spoglie e ripetitive; il combat system è vario, ma molto impreciso; l’impatto visivo è buono, ma con grossi compromessi. Insomma, funziona tutto, ma mai al cento per cento.

Questo non vuol dire che Naau: The Lost Eye sia un brutto gioco, anzi. Mettiamola così: se dovessi confrontare l’opera di Studio Gamebit con un altro esponente del genere, questo sarebbe sicuramente Journey of the Gods. L’elemento stilistico si rifà agli stessi stilemi, la narrativa fumosa anche, e soprattutto il gameplay cerca di rifarsi a quello Zelda che non vediamo l’ora di vivere, ad un certo punto, anche in realtà virtuale. Ora, Journey of the Gods è un gioco meraviglioso in tutte le sue sfumature, ma decide – proprio in virtù del non essere un tripla A – di fare sempre il minimo indispensabile. Il titolo Oculus è perfetto in ogni sua sfumatura, proprio perché non sbrodola mai, proprio perché non vuole restituire una longevità troppo elevata, tanto che quando finisce avrete voglia di averne molto di più. Il prodotto Gamebit, invece, non si accontenta, e propone location su location; sezioni originali, che colpiscono ad una prima occhiata, ma che risultano infine troppo lunghe. Insomma, è mancato fondamentalmente un producer a fare dei tagli fondamentali ad un prodotto di per sé divertente, ma che fa spesso un passo più lungo delle proprie gambe.

A tal proposito, la longevità di Naau: The Lost Eye si attesta intorno alle sette, otto ore abbondanti: una durata sicuramente lodevole per quanto concerne lo sforzo dello studio, ma decisamente eccessiva rispetto a ciò che il prodotto ha realmente da offrire. Non fraintendetemi: se cercate un’avventura lunga, varia e dal respiro epicheggiante sicuramente il titolo in questione vi farà non felici, di più; se invece preferite prodotti più contenuti, ma rifiniti a regola d’arte, Naau potrebbe farvi storcere il naso in più di un’occasione.

Lo stesso discorso vale per l’elemento estetico. Il colpo d’occhio è, al massimo del dettaglio, sicuramente appagante. L’orizzonte è pulito, il design dei nemici simpatico e le aree molto differenziate tra loro. Tuttavia, le animazioni che muovono personaggi ed elementi dello scenario svelano subito quanto, forse, sarebbe stato meglio concentrarsi su qualcosa in meno, con un filo di pulizia in più. Magari un’intera area in meno, ma con un lavoro più certosino sui nemici standard che incontreremo per tutto l’arco dell’avventura.

Rimanendo in tema estetica, l’elemento peggiore di tutto il pacchetto è tuttavia il lavoro sul sonoro. Il sound design di Naau: The Lost Eye è spoglio, triste, quasi inesistente. Uno degli elementi più importanti in realtà virtuale, checché se ne dica, è proprio il feedback sonoro di un’ambientazione, di un colpo al nemico, di una musica di accompagnamento. Senza un sonoro adeguato tutto perde di intensità, tanto che spesso è meglio una grafica meno appagante, a fronte di un sound design degno di nota. In Naau, ahimè, questo non succede, e saremo costretti ad ascoltare un lavoro da minimo sindacale, che ammazza un po’ la magia di un immaginario che poteva restituire di più.

Naau: The Lost Eye è una bella avventura, come effettivamente non se ne vedono molte di questi tempi. È ricca di elementi di design, propone un discreto lavoro su puzzle e immaginario e ci restituisce un combat system soddisfacente, nella sua semplicità. L’altro lato della medaglia è che, nonostante ogni elemento risulti più che sufficiente, nessuno è in grado di emozionare davvero, limitandosi a fare un lavoro a volte mediocre, a volte ottimo; senza mai davvero stupire. Se vi piacciono le avventure di stampo classico non avete comunque scuse, l’opera di Studio Gamebit rimane un prodotto raro nel mercato PCVR contemporaneo, che saprà divertirvi per ore e ore con soluzioni di gameplay e messa in scena sempre nuove. Dispiace per quei difetti dati chiaramente dalla natura indipendente del prodotto, ma spero vivamente che Gamebit continui la sua strada nel mondo della realtà virtuale, perché – affinando un po’ la tecnica – potrebbe darci davvero grandi soddisfazioni in futuro.

Naau: The Lost Eye è disponibile dal 29 Aprile 2021 al prezzo di 20,99€ su Steam, compatibile con HTC Vive, Oculus Rift e Valve Index.

 




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Voto
6.8
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