Awaken: la recensione

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Introduzione

Premetto al lettore che sono un grande appassionato di rompicapo, genere videoludico antichissimo e nobile che ha tuttavia sempre rappresentato una sorta di “meta gioco” che strizza l’occhio all’enigmistica e alla logica, relegando in una posizione secondaria se non del tutto marginale i tipici assiomi del videogioco. In VR le cose non cambiano, ma anzi si rafforzano: per diversi giocatori, la realtà virtuale vuol dire essere dentro il gioco, combattere con il proprio corpo quali protagonisti di una avventura tangibile che ci circonda e ci incalza.

Sedersi a pensare, spendere minuti a spremersi le meningi in una stanza vuota dove il massimo della vita è una palla che riecheggia in una buca, esercita una attrattiva limitata. Tra l’altro alcuni giocatori di questo nuovo media, non tutti, hanno una età e una disponibilità di tempo limitate per cui l’impegno rappresentato da un rispettabile rompicapo si rivela oltremodo eccessivo. Questo giustifica il modesto successo riscontrato da diversi meritevoli rompicapo virtuali, e la forte presenza in una parte di essi di uno spiccato carattere casuale di derivazione mobile, con mini livelli da giocare nei cinque minuti d’aria e una difficoltà che non metta nessuno in crisi. A questo punto il vero cultore di rompicapo viene colto da colpo apoplettico, l’etimologia stessa del genere aborre l’idea della facile soluzione, pari a un giallo dove l’assassino sia subito palese.

Il gioco

Trattasi di puzzle fisico del tipo più consueto, le sfere vanno portate all’uscita posizionando un ristretto numero di elementi canalizzanti o rimbalzanti. Ce n’è una moltitudine anche per realtà virtuale, tra cui i meravigliosi Bounce e Slice & Dice, ma anche il buon Gravity Lab che offre similmente ad Awaken un editor per fare livelli personalizzati. Insomma, la concorrenza c’è e sgomita, ma nessuno si sogna di mettere un prezzo di vendita di ben 28 euro. Il gioco è in early access da gennaio, con un tempo di lancio compreso tra i tre e i sei mesi (già trascorsi) ha avuto corposi aggiornamenti solo all’inizio e non risulta a tutt’ora completato.

L’elemento più spiccato di Awaken è il suo stile low poly tendente al surreale, con foreste astratte e misteriosi animali che le abitano. Se pensavate a Okami voltate molto più basso; citando un altro puzzle fisico VR con uno stile non troppo dissimile c’è Carpe Lucem: Seize the Light, altro titolo di difficoltà casuale ma di dignitosa fattura, con misteriose foreste pastello e il solito editor di livelli a fare da tappabuchi per la debole longevità. Sonoro e grafica vanno a braccetto nel cercare un contesto rilassante e in ciò riescono, anche i rimbalzi delle sfere tentano di sincronizzarsi con la musica creando un effetto piacevole ma bislacco, perché per fare ciò alterano la fisica che in un puzzle fisico si presume essere plausibile e costante.

La cosa comunque non rappresenta un problema, perché la difficoltà è talmente ridotta da mettere in secondo piano ogni altra considerazione. Tempo dieci secondi, e avrete già capito come vanno disposti i componenti a disposizione livello ogni livello, e con tutta probabilità di pezzi ve ne avanzeranno pure (non sia mai che il vostro cervello debba affaccendarsi). Il pensiero laterale coinvolto nel level design è molto basso, il tipo di enigmi alterna tra una manciata di ovvie soluzioni, anche perché per poter realizzare il tutto con i soli elementi dell’editor c’è stato un forte appiattimento degli ostacoli. Probabilmente sarebbe un gioco adatto ai bambini, ma anche qui Water Bears risulta un rompicapo casuale VR molto più efficace, economico e grazioso.

Mi rendo conto dell’asprezza della recensione, che peraltro contrasta con le opinioni presenti su Steam. Non mi arrogo il diritto di avere la verità in tasca, ma visto che i titoli qui citati li possiedo più o meno tutti (avendoli pure finiti) penso di poter dare la mia opinione personale ma sincera. Bounce è uscito, e non in early access ma in versione completa con tanto di bel finale e titoli di coda, nel dicembre 2016 ed è un gioco praticamente analogo ma infinitamente superiore costando la metà. Se non siete dei veri appassionati del genere, e vi sta bene la difficoltà casuale, anche in quel caso ci sono titoli decisamente migliori e molto più economici. Chi vi scrive si rende conto dei costi, delle difficoltà e dei pochi profitti nell’ambito della realtà virtuale, e negli ultimi anni ha investito in software VR più di quanto abbia speso in hardware: proprio per questo motivo, deve esserci una selezione naturale, tutti si sono buttati nello sviluppo del loro primo gioco grazie a questo rivoluzionario media (inclusi i presenti) ma non tutti hanno prodotto qualcosa meritevole di stare sul mercato, o si rendono conto che dei 1900 giochi VR su Steam ad oggi presenti la percentuale di quelli buoni è dolorosamente bassa.

Comfort e implementazione

Il gioco non ha nessun elemento di locomozione atto a produrre mal di simulazione, ma offre delle performance molto deboli con frequente reproiezione. Tra l’altro la grafica è astratta e tendente al low poly, quindi su schermo non c’è mai gran che da renderizzare. Servirebbero pesanti interventi di ottimizzazione.

Conclusioni

Se mettiamo da parte le vere e proprie truffe e i giochi trash rilasciati da chi non ha alcuna esperienza di sviluppo, che su Steam purtroppo non mancano nel settore realtà virtuale, Awaken con il suo incredibile prezzo da produzione deluxe è tra i peggiori giochi che abbia mai avuto la sventura di acquistare e di certo il peggiore tra i rompicapo. La qualità degli enigmi, la varietà delle soluzioni, la capacità di costringere il giocatore a modificare le sue prospettive: questo è ciò in cui un puzzle game deve eccellere, e in cui Awaken fallisce miseramente. Una cosmesi non malvagia e l’editor non possono salvare il prodotto, almeno che le vostre aspettative non siano davvero basse e il portafogli pienissimo.

 




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