YUKI | la recensione | Oculus Quest, PCVR

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Giocato su Oculus Quest 2

La realtà virtuale tende quasi sempre a metterci nei panni di un personaggio in tutto e per tutto, facendoci vivere in prima persona le gesta di questo o quell’altra avventuriera, intenti a vivere un tipo di avventura che mai, nel nostro quotidiano, vivremmo sulla nostra pelle. Ogni tanto però spunta fuori un titolo che si rifà, almeno all’apparenza, a logiche più tradizionali, proponendoci magari una fruizione in terza persona che – spesso e volentieri – si sposa fin troppo bene con la VR. Moss e Astrobot: Rescue Mission sono solo alcuni dei prodotti imperdibili facenti parte di questa categoria, che da oggi verranno affiancati da un’altra opera di gran valore, prodotta da quell’ARVORE che ci aveva già stupito con i due capitoli di Pixel Ripped. Andiamo a vedere insieme di cosa si tratta.

Yuki non è altro che uno shoot ’em up in terza persona in cui, nei panni di un’eroina spaziale, dovremo affrontare sei livelli di difficoltà crescente per ristabilire l’ordine delle cose nell’universo, eliminando tutti gli alieni che ci appariranno di fronte, in un’orgia di suoni e colori che strillano bullet hell da ogni poro. L’espediente è semplice: esattamente come facevamo da bambini con i nostri giocattoli preferiti, il nostro alter ego aggrapperà con la propria mano la protagonista dell’avventura e la muoverà in ogni dove, facendole sparare all’impazzata e, soprattutto, facendole evitare i colpi avversari.

Se così di primo acchito l’idea potrebbe sembrare poco in linea con gli elementi più autentici della realtà virtuale, la verità è che Yuki ci regala un game design che ancora, sui caschetti casalinghi, non avevamo visto, o – almeno – non avevamo ancora visto eseguito così bene. La paura di ritrovarsi di fronte a un nuovo Z-Race era concreta, ma ARVORE ci stupisce grazie ad un gamepay estremamente raffinato e stratificato, che cambia ad ogni partita grazie al suo elemento roguelite.

Il prodotto brasiliano, infatti, non è una semplice avventura da iniziare e chiudere tutta d’un fiato, ma si rifà a quel genere che sembra recentemente rinato con il buon Returnal su Playstation 5, regalandoci non solo un senso di sfida estremamente concreto, ma anche una longevità assolutamente sopra la media. Per chi non fosse pratico del genere, vi basti pensare che in Yuki ogni game over equivale a rincominciare la partita da capo, ed ogni playthrough dovrà essere eseguito dall’inizio alla fine senza far mai morire la nostra protagonista. Attenzione però, Yuki non è In Death, poiché ad ogni morte vi porterete comunque dietro tutta l’esperienza e tutta la valuta acquisita in game. Questo vuol dire che Yuki è un rogue lite soltanto di facciata, poiché ogni run vi permetterà di potenziarvi permanentemente, aumentare le vostre statistiche, guadagnare nuove armi e così via, fino a quando non sarete pronti ad arrivare alla fine del gioco in una sola partita.

Sembra un mezzuccio atto ad allungare la longevità, ma vi assicuro che è gestito tutto così bene che la soddisfazione data dai potenziamenti vi spingerà serenamente ad affrontare gli stessi livelli più e più volte col sorriso, anche grazie ad un minimo elemento procedurale sui nemici, che tenderà a randomizzare le loro posizioni e i punti di power-up.

Lo shooting – soprattutto con alcune bocche da fuoco – è davvero ottimo, il senso di progressione forte, la longevità si aggira potenzialmente intorno alle cinque, sei ore di gioco. Ma sul lato meramente visivo? Anche qui Yuki lascia il segno, perché il titolo ARVORE su Oculus Quest 2 è di una pulizia davvero straordinaria. Tolta la clamorosa direzione artistica, che funziona letteralmente in ogni suo macro e micro elemento, l’impatto tecnico di Yuki è qualcosa che aspettavamo da molto tempo su Oculus Quest: ovvero un prodotto pulitissimo, che sfrutta in modo intelligente un hardware non esattamente all’avanguardia, e che non ci fa rimpiangere in alcun modo il fatto che stiamo giocando su standalone. Non stiamo parlando di rivoluzione visiva, ma di un titolo tecnicamente impeccabile che piacerà sicuramente a chi ama un certo tipo di immaginario orientaleggiante, e non si fa spaventare da una palette cromatica accesa e giocosa.

Ma al di là dell’estetica e del suo gameplay, è proprio l’idea di base di Yuki ad essere vincente. Uno Star Fox in miniatura, dall’aspetto giocoso e anni ottanta che ripropone quello spirito infantile proprio anche di Pixel Ripped è un qualcosa di prezioso e necessario nel panorama della realtà virtuale contemporanea, soprattutto su standalone. Di giochi come Yuki ce ne sono pochi, e quelli che più gli si avvicinano non funzionano tanto quanto lui.

Yuki è uno sparatutto in terza persona brillante, che non si espone mai oltre le sue effettive ambizioni, ma che ci farà vivere una bella avventura, condita da un gran senso di sfida e un ottimo lavoro sulla progressione. Un impatto tecnico di prim’ordine e una longevità variabile ma abbondante chiudono poi un quadretto che è un bijou, oltre che una delle cose migliori successe nel mercato VR dell’ultima stagione. Oculus Quest si amplia, dopo tanto tempo, di un nuovo – vero – imperdibile.

Yuki è disponibile dal 22 luglio 2021 al prezzo di 19,99€ su Oculus Store e Steam.

 

 




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