Warhammer 40,000: Battle Sister – recensione e video recensione (Quest)

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Giocato su Oculus Quest 2

Il Quest 2 ci ha regalato negli ultimi tempi un impatto paragonabile a molti dei primi – grandi – titoli PCVR, sia in termini di colpo d’occhio che in termini di puro gameplay. Ahimè però, il primo Quest tiene ancora a freno un hardware che sappiamo esser capace di darci molto, molto di più, prevalentemente per quanto concerne la pura estasi visiva, che soltanto la realtà virtuale è in grado di restituirci. Ecco, l’emblema di questo freno, oltre che di come non si dovrebbe assolutamente realizzare un videogioco, ce lo dimostra proprio uno di quei titoli che venivano spacciati come portabandiera dell’ultimo standalone: Warhammer 40,000: Battle Sister.

Pixel Toys non è sicuramente una software house composta da sprovveduti, e lo avevano dimostrato ampiamente con quel Drop Dead che riusciva a restituirci quelle vibes da House of the Dead, che in molti cerchiamo nel mondo VR. Il prodotto in questione, però, dimostra esattamente l’opposto, e ci restituisce un feeling scandaloso nello shooting, un impatto tecnico ridicolo, ed un game design da prima elementare; ma andiamo con ordine.

In Battle Sister, chiaramente ambientato in una delle numerose linee narrative che compongono il fenomeno Warhammer, interpreteremo proprio una delle sorelle dichiarate fin dal titolo, intente a salvare l’umanità da alcuni pericolosi antagonisti. Niente di nuovo sul fronte occidentale, quindi, tanto che il contesto narrativo di Battle Sister non esce di una virgola dal filone sci-fi fantasy guerrigliero più becero ed impersonale, che nulla ha da dire né sul fronte della contestualizzazione, né sul fronte della sceneggiatura. Poco male, perché in un FPS in prima persona ciò che conta è per lo più sparare, e divertirsi ad eliminare il più alto numero di nemici, facendoci sentire eroi indistruttibili e letali.

Purtroppo, nell’opera di Pixel Toys questo non succede, e la colpa è in buona parte proprio di un gunplay al limite dell’amatoriale. Dato che il design del terzo Warhammer in VR non ha nulla di proporre, se non una serie di corridoi in cui sparare a tutto ciò che si muove, constatare che le armi in vostro possesso sembrino giocattoli senza alcun feeling causa fin da subito una mancanza generale d’interesse per tutto quello che succede in Battle Sister. Poche armi ed ingiustificabili nel feedback, nessuna idea di level design, nessun tipo di progressione del personaggio, nessun lavoro su nemici unici: niente di niente. Il solo fatto che l’ultima opera di Pixel Toys sia uscita sul mercato in queste condizioni risulta letteralmente imbarazzante, poiché dentro quella manciata di Gb che compongono il codice del gioco, non c’è letteralmente niente.

Anche sul fronte visivo, Battle Sister si dimostra un disastro. Fin dalla primissima missione, ci troveremo davanti ad ambienti spogli, modelli poligonali usciti letteralmente dall’epoca PSX, un lavoro sull’effettistica da mani tra i capelli, ed una ripetitività generale delle ambientazioni che riesce a stancare in tempo zero. Davvero, mettendo a confronto una qualunque delle esclusive Oculus con il prodotto in questione si ha quasi l’idea di uno scarto generazionale, che si fa però ingiustificabile, visto soprattutto il periodo d’uscita.

In questo quadretto increscioso, si salva un filo giusto il lavoro sulla modellazione delle armi, ed un paio di ambientazioni sufficientemente suggestive; sicuramente non abbastanza per rendere Warhammer 40,000 Battle Sister un prodotto accettabile nel mercato contemporaneo.

Che altro dire dell’opera Pixel Toys? Sinceramente, davanti ad un prodotto del genere, ho poco altro da dire. Certo, chi ama alla follia sparare in VR ed ha già esaurito tutti i prodotti analoghi nel catalogo dello standalone, potrebbe trovare qui un’altra manciata di ore passate a premere il grilletto a più non posso, eliminando creature composte da sette poligoni in croce e – potenzialmente – divertendosi. È vero che l’utente in questione deve necessariamente essere di bocca buona, e – pur riconoscendo oggettivamente la scarsa qualità del prodotto – dovrebbe passar sopra ad un milione di mancanze ingiustificabili; ma i gusti rimangono gusti, ed in VR più che mai la percezione personale gioca un ruolo estremamente importante.

Da segnalare sia la mancanza di sottotitoli in italiano, sia l’arrivo di una modalità multigiocatore promessa per i primi mesi del 2020. A quanto pare quest’ultima sarà semplicemente una modalità orda da vivere in compagnia di un amico, e se le premesse di gameplay saranno sovrapponibili alla campagna single-player c’è ben poco da attendere; ma se Pixel Toys facesse un passo indietro per lavorare in modo più dignitoso sulla sua creazione, potrebbe valere la pena tener d’occhio gli aggiornamenti.

Se Half Life: Alyx è il più alto esempio di videogioco in realtà virtuale, probabilmente Warhammer 40,000 Battle Sister è invece l’esatto opposto, e rappresenta – con tutte le sue brutture – tutto quello che non bisogna fare in realtà virtuale, e forse in un videogioco più in generale. La VR è piena di FPS di gran valore; anche su Quest, anche in single player. Non c’è quindi nessun motivo per supportare un prodotto chiaramente uscito in fretta ed in furia, che fa tutto male e non riesce a divertire manco per sbaglio. Speriamo che il prossimo Warhammer Age of Sigmar: Tempest non faccia la stessa fine, ma più in basso di così è difficile arrivare.

Warhammer 40,000 Battle Sister è disponibile su Oculus Quest ed Oculus Quest 2 dall’8 Dicembre 2020, al prezzo di 29,99€.

 




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