Venice Immersive 2023 | Finally Me: la recensione

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Mr. Saul suona in un bordello semi sconosciuto di Rio de Janeiro, vessato da una manciata di avventori che lo deridono per il suo grosso corno sulla fronte. Quando Saul vedrà entrare una persona come lui nel locale, che però se ne frega del giudizio degli altri, inizierà un percorso di trasformazione che lo porterà ad accettare sé stesso.

È un racconto visivamente straordinario, quello diretto da Marcio Sal, che gioca con il connubio tra dipinti, low poly e animazioni volutamente grezze. Ne esce fuori un’opera stilisticamente eccezionale, forte anche di un character design clamorosamente espressivo, che riesce a trasmettere tutto ciò che vuole dirci un personaggio soltanto attraverso volti e movimenti.

Lo script non si prende troppi rischi, e si limita a replicare formule già viste nel contesto del film a tematiche (o sfumature) LGBTQI+, ma è il punto di vista che in questo caso riesce a sorprendere.
Finally Me passa infatti con disinvoltura da momenti in terza persona, in cui osserviamo i personaggi e gli ambienti come guardiani silenziosi di una verità dolorosa, a momenti in cui impersoniamo fisicamente i panni del protagonista, compiendo azioni semplici ma  importanti. L’interazione non è esattamente il suo forte, e la natura un po’ grezza della produzione si sente soprattutto nel suo elemento più ludico, ma quello che fa l’opera di Marcio Sal è comunque abbastanza per rimanere nel cuore e nella memoria di chi guarda.

Splendido il finale, che si chiude su un carnevale infinito stilisticamente impeccabile, e che regala una chiusa positiva a un racconto che poteva esser trattato con toni decisamente più pietisti.

 




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