Separation: recensione e video recensione (PSVR)

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Giocato su Playstation 4 PRO

Parlare di temi importanti attraverso il videogioco non è purtroppo ancora una prassi particolarmente sdoganata. Un po’ perché il medium risulta ad oggi ancora troppo annacquato da produzioni che sbandierano il puro intrattenimento come elemento imprescindibile; facendo perdere paradossalmente di forza a tutto quel contorno fatto di autorialità e voglia di comunicare. Un po’ perché, di conseguenza, la community dei videogiocatori tende a premiare prodotti sempre più apolitici, impersonali e mediocri; lasciando poco spazio a chi cerca invece di dire qualcosa di nuovo.
Tuttavia, anche in realtà virtuale, abbiamo visto comunque alcuni titoli meravigliosamente personali e profondi, il cui forse punto più alto è stato toccato da Eric Chahi con Paper Beast. Separation, prodotto dal game designer inglese Martin Wheeler, si va ad inserire esattamente nella stessa categoria del capolavoro francese; ed anche lui esce in esclusiva su playstation VR.

Separation parla di depressione e di perdita; due temi estremamente delicati e complessi da proporre al grande pubblico, soprattutto se non si ha un rapporto particolarmente stretto con queste annose problematiche. Wheeler ha tuttavia sofferto a lungo di depressione dopo la scomparsa del padre, ed è stato quindi in grado di raccontare con una sensibilità invidiabile il suo rapporto con le malattie mentali. Il videogioco, ed anzi l’arte in generale, è un ottimo modo per superare i propri traumi, ed è questo il motivo che ha spinto il brillante designer inglese a cimentarsi – totalmente in solitaria – nella creazione di Separation.

Nei panni di un personaggio non identificato, ci muoveremo per le lande desolate di un non luogo, immersi nel silenzio del vento che rende quasi assordante l’assenza totale di comunicazione. A parlarci, soltanto una voce femminile che di tanto in tanto ci restituirà delle indicazioni volutamente criptiche che riusciremo a decodificare soltanto alla fine del nostro viaggio. Il nostro obiettivo in queste terre, sarà quello di collegare alcune torri man mano che batteremo il percorso lineare che ci aspetta, trovando di tanto in tanto dei collezionabili che rappresentano i vari colpi che il protagonista ha incassato nel tempo. Per fare questo, dovremo superare una serie di puzzle che non toccano mai vette troppo alte di complessità, e che fanno un po’ il verso ad un altro capolavoro contemplativo contemporaneo che porta il nome di The Witness.

Gameplay minimale, come minimale è il sistema di controllo e l’estetica con cui il racconto si presenta al giocatore. Per quanto riguarda il primo, il titolo ci richiederà semplicemente di muoverci attraverso il Dualshock 4, e di interagire con gli oggetti attraverso l’utilizzo di un solo tasto; mentre per quanto concerne l’elemento scenico, Separation si presenta volutamente spoglio ma estremamente affascinante.
I pochi poligoni che compongono le ambientazioni sono abbastanza per farci respirare a pieni polmoni un’atmosfera ed un tono che difficilmente ho visto in produzioni VR analoghe, frutto chiaramente di una lavoro eccezionale sull’ottimizzazione delle risorse, che riesce a veicolare temi importanti attraverso pochi elementi. Su Playstation 4 PRO, oltretutto, l’immagine è sempre limpida e definita, e non ci ostacolerà con il solito effetto sfuocato che siamo abituati a subire con molti titoli indipendenti.

Nonostante l’opera sia di fatto solidissima dal punto di vista formale e coerente dal punto di vista del gameplay, c’è da dire che l’aspetto produttivo da one man band tende a fuoriuscire soprattutto per quanto riguarda le rifiniture. Non sarà infatti raro incastrare il nostro alter-ego nelle superfici, specialmente a causa di un pivot che non rimarrà mai ancorato alla nostra posizione, costringendoci – nella peggiore delle ipotesi – a dover caricare l’ultimo salvataggio per proseguire. Questo è di fatto un problema dolorosamente grave, poiché spezza con insistenza e senza alcun preavviso una sessione di gioco che risulta, al netto delle interruzioni, totalizzante ed imponente come poche. Incomprensibile anche uno snap turn mai reattivo come dovrebbe, che vi imporrà di premere la levetta analogica destra più volte soltanto per spostare lo sguardo.

La durata del titolo si aggira infine tra le due e le tre ore, una longevità tutto sommato più che onesta per il prezzo di listino a cui il titolo viene venduto, e soprattutto in linea con l’immediatezza e la semplicità di un gameplay che vi terrà facilmente attaccati fino alla fine in un’unica sessione.

Separation è un’opera importante, che tratta un tema delicato e riesce a farlo con una sensibilità preziosa. Perdersi tra i silenzi e le forme sinuose che permeeranno il vostro viaggio vi restituirà sensazioni che difficilmente riuscirete a dimenticare, a patto di non incappare in alcuni fastidiosi e quasi immorali bug tecnici, che potrebbero ostacolare gravemente il vostro walkthrough. Tolti questi ultimi, Separation è un videogioco d’autore capace di dire e dare tanto a tutte le persone sensibili al tema, dando vita ad un nuovo interessante autore che speriamo di vedere ancora nel mondo della realtà virtuale; magari affiancato da un team dedicato esclusivamente al polishing.

Separation è disponibile dal 3 Marzo 2020 al prezzo di 14,99€ su Playstation Store, compatibile con PSVR e Dualshock 4.

 




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