Otoy vuole rendere economico il Light-field Rendering con un cluster di supercomputer, e pagarti per farne parte

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Otoy ha annunciato il Render Token, una valuta basata su blockchain che è alla base di una rete distribuita di rendering su GPU. L’azienda spera che le GPU inattive montate sui computer consumer possano essere sfruttate per lavori di rendering, facendo guadagnare soldi al proprietario in cambio del lavoro del suo computer. L’obiettivo, dice Otoy, è quello di rendere disponibile l’enorme potenza delle GPU a basso costo per il rendering di scene Light-field e altro ancora.

Otoy è un produttore di strumenti di rendering e un sostenitore del Light-field come formato di cattura e visualizzazione di nuova generazione per AR e VR. I Light-fields, campi di luce, possono essere pensati come rappresentazioni volumetriche di una scena, dove è già stata calcolata ogni possibile inquadratura, permettendo la riproduzione in tempo reale di scenografie di qualità cinematografica, anche in applicazioni impegnative come la realtà virtuale. Suona bene, vero?

Un problema pratico dei Light-field è che sono costosi da renderizzare, sia computazionalmente che temporalmente. Se si desidera che il rendering venga fatto in modo tale da poterlo fare in tempi ragionevoli, bisogna mettere in conto un costo molto elevato.

Per un’azienda che spinge sui Light-field come il futuro dei contenuti immersivi, il costo di rendering è un importante freno all’adozione. Così, cercando un modo per portare il rendering delle GPU ad un costo decisamente più accessibile, Otoy sta elaborando un’idea basata sul calcolo distribuito, supercomputer creati unendo molti computer più piccoli, e sulla blockchain con la speranza di creare una rete in cloud decentralizzato che esegue attività di rendering su GPU inattive in cambio di un pagamento sotto forma di una criptovaluta.

Il risultato è quello che Otoy chiama il Render Token (RNDR). Si tratta di una criptovaluta basata sulla blockchain di Ethereum, e l’azienda dice che sarà il pagamento utilizzato per incentivare e compensare i partecipanti alla rete di rendering per l’uso delle loro GPU.

Il calcolo distribuito non è una novità

L’ idea di un supercomputer distribuito non è nuova. Potreste aver già sentito parlare di Folding@home o SETI@home, due popolari iniziative di calcolo distribuito che utilizzano la potenza inutilizzata da computer inattivi grazie ad un software client che gira su di essi. Ma quella potenza di calcolo viene regalata dagli utenti, che partecipano su base volontaria. Ora che l’affidabilità della tecnologia blockchain (la struttura di base delle criptovalute) è stata dimostrata, esiste un metodo efficace per distribuire pagamenti tra una rete di computer che eseguono lavori per clienti paganti.

Il valore umano intrinseco

Tipicamente una criptovaluta funziona incentivando i cosiddetti miners (minatori) ad eseguire un software sui loro computer per registrare ed elaborare le transazioni delle criptovalute per l’intera rete, e in cambio del loro lavoro ricevono una parte di queste monete virtuali.
Ma tutta la potenza di elaborazione spesa per l’elaborazione è sprecata, sostiene l’amministratore delegato di Otoy, Jules Urbach, introducendo i RNDR.

L’hashing (anche detto mining) consuma energia nel mondo reale e ha costi che restituiscono sempre meno valore man mano che la blockchain cresce. Nel corso del tempo, e su scala globale, questo diventa enormemente dispendioso, dato che i cicli di calcolo delle GPU vengono sostanzialmente buttati via senza alcun valore umano intrinseco, mentre la potenza di rendering delle GPU su AWS, il servizio cloud di Amazon, viene venduta a 14,4 dollari all’ora (circa 1000 OctaneBench, un parametro di misura della potenza GPU).

Invece, continua Urbach, il lavoro dei miner sottinteso dalle criptovalute potrebbe essere utilizzato per produrre valore sotto forma di immagini grafiche elaborate.

Il Render Token ricalibra il peso delle GPU all’interno del network, rendendo possibile ad ogni transazione sulla blockchain da validare la creazione di un valore di gran lunga superiore, con un proof-of-render che è molto appetibile nel mondo reale perché sarebbe proibitivo da realizzare in proprio in tempi accettabili.

ICO in arrivo

Se avete familiarità con le criptovalute, saprete dove si va a parare… una ICO. Otoy prevede di realizzare una “Initial Coin Offering”, che è la vendita sul mercato dei primi Render Tokens. È sia un modo per Otoy di raccogliere capitali per la loro iniziativa, sia per stabilire il valore iniziale di ogni RNDR. L’azienda offrirà un numero limitato di token e, secondo i piani, spera di incassare 134 milioni di dollari per sostenere il progetto, presumibilmente tagliando la produzione dopo che tale importo sia stato raggiunto. Questa non sarebbe l’ICO più grande fino ad oggi, il primato spetterebbe a Filecoin con 250 milioni di dollari, secondo The Cointelegraph. Ecco come Otoy dice che verranno spesi i fondi:.

  • 40% – andrà allo sviluppo delle varie fasi di espansione previste (4 in tutto) e supporterà il team dedicato allo sviluppo della piattaforma.
  • 25% – gestione, manutenzione e scaling del network – questo comprenderà lo sviluppo e la creazione di soluzioni nuove e più efficienti per il rendering attraverso soluzioni GPU custom, riducendo efficacemente il prezzo del rendering in tutta la rete e nel mondo.
  • 20% – sarà destinato alla commercializzazione e all’espansione delle applicazioni, alla diffusione e all’utilizzo della rete.
  • 10% – per servizi di terze parti e appaltatori che forniscono supporto al progetto.
  • 5% – per ostacoli e circostanze impreviste.

Comprare (o vendere) potenza di Rendering

I proprietari di Render Tokens possono quindi spenderli per pagare il lavoro di rendering sulla rete, o scambiarli con altre valute. Il loro valore finale sarà determinato dal mercato come per tutte le valute, e i potenziali acquirenti dovranno sperare che il loro valore aumenterà in seguito all’ICO.

Oltre i Light-fields

I Light-fields sono particolarmente interessanti per AR e VR, e Otoy spera che la piattaforma Render Token li renderà più veloci e più accessibili, ma i Light-fields non sono l’unica cosa che il sistema può elaborare; l’azienda indica le seguenti categorie che potrebbero essere stravolte se la loro visione di rendering distribuito avesse successo:

Media – Dagli home video ai blockbuster, RNDR porta il calcolo prezzi accessibili per democratizzare gli effetti speciali avanzati e la grafica.

Gaming – I consumatori di tutto il mondo richiedono sempre più potenza ai motori di gioco 3D. RNDR fornirà l’infrastruttura e gli standard per migliorare il gaming e infine porterà il rendering di qualità cinematografica nelle esperienze interattive.

Produzione – RNDR apre l’accesso al rendering scientifico per qualsiasi oggetto 3D. L’ industria si accorgerà di come il rendering fisico accurato possa trasformare la semplice visualizzazione 3D in simulazione 3D intelligente.

Medicina – La Radiologia sta cambiando grazie al rendering di alto livello. Dai chirurghi ai nuovi studenti di medicina, RNDR consentirà livelli di fedeltà senza precedenti nell’imaging medico ad una frazione del tempo e del costo necessari oggi.

Realtà Virtuale – RNDR renderà economico il rendering light-fields per consentire a qualsiasi artista di creare esperienze VR di alta qualità ad una risoluzione 72K e oltre! – Sviluppando un meta-universo coinvolgente dai dettagli sorprendenti.

Realtà Aumentata – Con il decollo delle soluzioni ARKit e ARCore, RNDR renderà possibile realizzare oggetti e scene fotorealistiche su dispositivi mobili e indossabili, democratizzando la proprietà, la registrazione e lo streaming dei Light-fields e dei formati di prossima generazione.

Realtà Mista – Con i successi di WeChat e SnapChat, l’economia di beni e servizi virtuali è solo agli inizi. RNDR fornirà il sistema di distribuzione chiave per monetizzare e tenere traccia degli oggetti digitali e degli oggetti nel meta-universo.

 




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