Tra gli highlight di questa edizione di Venice Immersive, nella cornice della Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia, c’è sicuramente Empereur di Marion Burger e Ilan Cohen, un’esperienza interattiva che fa uso dell’hand tracking e di un impianto visivo e sonoro minimali ma straordinariamente espressivi per renderci partecipi del decadimento psicofisico di un uomo che soffre le conseguenze di un ictus.
Nella versione in inglese la voce di Olivia Cooke (House of the Dragon, Sound of Metal, Ready Player One) ci accompagna in un viaggio tra passato e presente, tra le avventure di gioventù del protagonista e i dolori e le difficoltà di un duro – e forse inutile – percorso di riabilitazione. Sono le parole di sua figlia che sentiamo, e siamo testimoni dei suoi sforzi disperati nel cercare di aiutare il padre a riconquistare autonomia, capacità di comunicare e di organizzare un pensiero coerente.
Ma, nei panni dell’uomo, ci troviamo a lottare contro un corpo che non risponde più come vorremmo.
La straordinaria intuizione di Emperor è infatti quella di usare a suo vantaggio le imperfezioni dell’hand tracking dei visori contemporanei, e amplificarle, rendendo inaffidabili le risposte delle nostre mani virtuali rispetto ai gesti che compiamo nella realtà fisica. E così, quando ci viene chiesto di alzare un dito in risposta alla domanda “che ore sono?” diventa impossibile non alzarne due, per errore, suscitando la frustrazione di una figlia che vede svanire la lucidità del padre davanti ai suoi occhi. E quando ci viene chiesto, con un dito, di scrivere tre semplici lettere per completare una parola, veniamo costretti a usare la mano non dominante (che il gioco ha individuato, senza dichiararlo, quando ci ha chiesto di indicare la porta che conduce all’inizio dell’esperienza), rendendo quindi l’operazione faticosa e difficoltosa.
Si tratta di espedienti che in qualsiasi altro contesto risulterebbero posticci o artificiosi, ma che in Emperor, uniti a una direzione artistica di grande impatto, a una recitazione di alto livello e a una raffinata colonna sonora, contribuiscono a creare un’esperienza sinceramente toccante, che esplora con onestà e delicatezza un tema difficile, senza cedere a facili sentimentalismi e senza paura di mettere a disagio l’utente-spettatore.
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