Ghost Town |Recensione| Meta Quest, PCVR

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Giocato su Meta Quest 3 e PCVR

Fireproof Games è ormai una garanzia nel panorama dei puzzle game, avendo dato vita prima su smartphone e poi in VR a una delle mie serie preferite: The Room. Con Ghost Town, il team di sviluppo tenta ora un approccio più narrativo, senza però snaturare il loro tipico gameplay. Saranno riusciti in questa impresa? Scopriamolo insieme in questa recensione.

Ghost Town inizia come un classico teen horror: due fratelli, Edith (la protagonista) e suo fratello, entrano in un vecchio teatro infestato nel tentativo di esorcizzare lo spirito che vi dimora. Ovviamente, le cose non andranno come sperato, ma questa fase introduttiva ci permette di conoscere meglio i due protagonisti e di familiarizzare con le meccaniche base, preparandoci a un’avventura affascinante, dal ritmo serrato. La narrazione, sebbene non particolarmente originale, è messa in scena in modo magistrale, tanto da farvi togliere il visore solo una volta arrivati ai titoli di coda – dopo circa cinque ore di gioco.

Accanto alla componente narrativa – vero cuore del gioco e novità per Fireproof Games – troviamo anche numerosi enigmi, tutti ben congegnati, anche se alcuni più ispirati di altri. Questi si integrano perfettamente con le ambientazioni, contribuendo all’atmosfera immersiva del titolo.

Come già visto nella serie The Room, è possibile richiamare un piccolo menù a tendina che offre suggerimenti in caso di difficoltà.

Dal punto di vista tecnico, il gioco gira perfettamente su Meta Quest 3, con un’ottima gestione dell’illuminazione, modelli poligonali complessi e ben rifiniti, e una pulizia dell’immagine che può tranquillamente competere con la versione PCVR. Quest’ultima, pur essendo tecnicamente superiore grazie a una risoluzione più alta, texture più definite e un’illuminazione più realistica, non si discosta troppo dalla versione standalone – a conferma del fatto che il titolo sia stato pensato per funzionare al meglio sul visore di Meta.

Purtroppo, per quanto il lavoro di Fireproof Games sia ottimo, qualche sbavatura rimane. Nulla che comprometta l’esperienza finale, ma che potrebbe lasciare l’amaro in bocca ai fan più affezionati di The Room. Alcuni enigmi, infatti, pur essendo scenicamente affascinanti, risultano troppo semplici nella loro risoluzione, rendendo spesso superfluo l’uso degli aiuti. Non tutti i puzzle sono così, sia chiaro: in alcune sequenze bisognerà davvero spremersi le meningi. Tuttavia, da questo punto di vista, Ghost Town risulta decisamente sottotono rispetto alla serie che ha reso celebre il team.

In conclusione, Ghost Town è un titolo pensato su misura per la realtà virtuale: ci permette di vivere una ghost story coinvolgente, evitando i facili jumpscare e puntando tutto su un comparto sonoro e una messa in scena eccellenti, capaci di farci sentire parte integrante del mondo di gioco. I difetti non mancano, ma restano marginali se ciò che cercate è una bella storia da vivere in prima persona. E anche se gli enigmi risultano meno impegnativi rispetto a quelli di The Room, chi ama i titoli Fireproof troverà in Ghost Town tutta l’anima e la passione del team di sviluppo.

 




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