Giocato su Meta Quest 3
I picchiaduro sono un genere videoludico che, più in passato che oggi, ha fatto parte del nostro background da videogiocatori, con capolavori immortali come Tekken 3 o Street Fighter 2, solo per citarne alcuni — ma la lista potrebbe essere molto più lunga. Proprio perché sono un appassionato del genere, ero curioso di provare questo Final Fury. Così, una volta installato sul mio visore, ho potuto apprezzarne sia i pregi che i difetti di questa early access.
Final Fury è un picchiaduro creato da Kluge Interactive, gli stessi sviluppatori del popolarissimo Synth Riders, che ci catapulta all’interno di un’arena contro avversari dotati di abilità e caratteristiche uniche.
Una volta avviato, grafica e colonna sonora ci riportano direttamente agli anni ’80, come un omaggio a quei bei tempi in cui i picchiaduro erano tra i generi più amati dai ragazzi.
Nel menu di gioco possiamo scegliere tra diverse modalità. C’è la modalità single player, suddivisa nella classica versus contro la CPU — in cui scenderemo in campo con uno dei sei lottatori disponibili — e la modalità arcade, che ci permette di affrontare tutti i personaggi più uno segreto. Una volta sconfitto quest’ultimo, sarà sbloccabile come personaggio giocabile. Ma il vero cuore di ogni picchiaduro è la componente multiplayer, qui presente con le classiche Quick Match, dove affronteremo avversari casuali, oppure creando una stanza per giocare con i nostri amici. Inoltre, il multiplayer è cross-platform tra Meta Quest e Steam VR.
Una volta entrati nell’arena, verremo messi alla prova contro i nostri avversari. Ed è proprio qui che si può apprezzare il lavoro svolto da Kluge Interactive in collaborazione con Justin Wong, noto giocatore professionista di fighting game: ognuno dei sei lottatori ha non solo abilità uniche, ma anche movimenti specifici che il giocatore dovrà eseguire per attivare le mosse speciali, diversi da personaggio a personaggio. Questo potrebbe incentivare i giocatori a provare l’intero roster per trovare quello più adatto al proprio stile di gioco.
Purtroppo, però, non è tutto oro quel che luccica. Se da un lato questa early access mostra buone idee, dall’altro lascia qualche perplessità.
Il primo punto critico è il comparto tecnico: su Meta Quest 3, pur non presentando cali di framerate, si nota un forte aliasing. Una cosa che sorprende, considerando che le arene sono per lo più vuote e che le texture e i modelli dei lottatori non appaiono particolarmente complessi.
Il secondo problema riguarda l’intelligenza artificiale, che non è regolabile dall’utente ed è tarata un po’ troppo verso il basso, non offrendo quindi quel senso di sfida che ci si aspetterebbe da un titolo del genere.
Il terzo punto critico sono i comandi, che non sempre risultano responsivi, soprattutto nei momenti più caotici.
In conclusione, Final Fury è al momento un titolo che presenta molte buone idee, con qualche sbavatura che potrebbe essere corretta in vista del rilascio della versione definitiva. Per questo motivo, considerando anche il prezzo contenuto, consiglio l’acquisto solo a chi è realmente interessato. Per tutti gli altri, meglio attendere futuri aggiornamenti o direttamente la versione 1.0.
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