Se avete in programma di volare a Los Angeles, probabilmente penserete di mettere in lista gli Universal Studios, Beverly Hills e Hollywood. Ebbene, dimenticate tutto questo: noi abbiamo affrontato dodici ore di volo dirette solo per l’AWE USA, la fiera XR più importante dell’anno! Abbiamo colto però l’occasione per sgattaiolare anche fuori dai padiglioni e andare a caccia di parchi VR non presenti in Italia. Scopriamo come è andata.
SANDBOX VR – Squid Game
La nostra scelta è caduta sulla vr-room SANDBOX VR, nascosta in un centro commerciale di medie‑grandi dimensioni: un angolo dedicato alla realtà virtuale con esperienze su licenza introvabili altrove. Tra i vari titoli basati su Deadwood e altri brand poco noti, spiccava Squid Game, sviluppato in collaborazione con Netflix per celebrare la serie che alla sua terza stagione ha frantumato record di visualizzazioni in ogni Paese dov’era disponibile.

I visori utilizzati erano Vive Focus 3: non i più recenti della famiglia, ma onestissimi per questo genere di attrazioni. Il Focus è stato spesso criticato per le sue funzioni “venue‑oriented“; qui, però, lo abbiamo visto all’opera in modalità wireless, con una rete di trasmissione del segnale piuttosto complessa, tute aptiche non di ultima generazione ma più che sufficienti e tracker di prima generazione su caviglie e polsi. Niente Vive Tracker con camere autotraccianti: si usano ancora la classica base‑station, scelta che può far storcere il naso a molti ma si conferma il metodo più stabile per evitare interferenze di qualsiasi tipo.
Sorprende l’assenza di controllers: Squid Game è pensato per essere fruito completamente tramite il tracciamento dei polsi; l’esperienza è room‑scale, e questo basta e avanza. Graficamente l’impatto è tutt’altro che malvagio. Gli appassionati riconosceranno subito il minigioco inaugurale della serie, Green Light – Red Light – la nostra «Un, due, tre… stella!» – qui reinterpretato come una corsa alla raccolta di monete. Credetemi, dover fermare fisicamente il corpo a ogni stop è tanto spiazzante quanto divertente: sollecita una serie di riflessi che raramente usiamo.
Si prosegue con un puzzle di memoria, poi sfere ferrate e puntute esplosive, una versione multiplayer di A‑Shape e l’immancabile ponte con le mattonelle truccate, dove indovinare la sequenza significa portare a casa più punti. Nel complesso l’esperienza è genuinamente divertente: era un po’ che non giocavamo in room‑scale – ormai quasi nessun titolo lo supporta – e questo ci ha fatto ripensare ai pionieristici albori della VR. Abbiamo partecipato in due, anche se il numero ideale credo sia quattro; SANDBOX disponeva di altre quattro stanze, tutte vuote al mattino e quindi senza necessità di prenotare.
Conclusa l’incursione da SANDBOX, siamo tornati al cuore della trasferta. Avevamo già visitato l’AWE Europe, dove – tra l’anteprima mondiale dei controllers Surreal per Apple Vision Pro, il discusso MeganeX 8K e un approfondimento sugli Spectacles. Questa edizione statunitense, però, è stata ancora più grande: dal tappeto di Ready Player One al nuovissimo Play For Dream, senza dimenticare un esercito infinito di smart glasses.
Play For Dream
Play For Dream, che sto provando in questi giorni e di cui arriverà presto un video: form factor alla Apple Vision Pro, con una scocca minimalista e un design curato che richiama le linee essenziali del visore di apple, ma con un’impostazione più orientata al gaming. Display 3800 per 3500 per occhio micro-OLED, con un contrasto elevatissimo, neri perfetti e pixel density tra i più alti mai visti in un visore consumer.

Sistema operativo Android base con funzionalità MR e PCVR grazie alla connettività Wi-Fi 7 e uno speciale aggiornamento di Virtual Desktop sviluppato appositamente per questo visore in collaborazione con Guy Godin. Virtual Desktop, infatti, è già preinstallato e ottimizzato per sfruttare al massimo la banda e la latenza minima offerte dallo standard Wi-Fi 7.
Se tutto ciò scritto su carta dovesse funzionare come promesso sarebbe il visore perfetto per chi vuole giocare la PCVR senza fili. Dotati di RTX 5090, abbiamo giocato un po’ ad Half-Life: Alyx e, per dimostrare quanto fossero sicuri del loro prodotto, mi hanno permesso anche di uscire da Alyx, smanettare nei menu e far partire un altro gioco installato nella loro libreria: sono andato su Kayak VR: Mirage. Nessun crash, nessun rallentamento, e soprattutto nessuna disconnessione.
Mentre mi riservo di parlare meglio della qualità del display dopo una lunga prova, la cosa che mi ha stupito è la leggerezza con cui sono entrato nel menu del visore e uscito dal gioco lanciandone un altro. Questo non è scontato, perché Meta Quest è lentissimo a fare queste operazioni, dato che deve girare sotto tutto l’Horizon OS, un sistema pesante e molto vincolato. Qui invece il sistema è leggerissimo, essenziale, con un’interfaccia pulita e tempi di risposta rapidissimi, e non sono stato l’unico a notare questa cosa: anche altri visitatori presenti allo stand lo hanno sottolineato.

Tutta da dimostrare la qualità dello streaming in casa, soprattutto perché sarà interessante sfruttarlo con Wi-Fi 7 appena mi procurerò un router che lo supporti. In teoria, la maggiore larghezza di banda e la minore latenza dovrebbero consentire una trasmissione video in alta risoluzione (anche sopra i 4K per occhio) a 90 o 120Hz, senza compressione e artefatti visibili.
I controller forse sono quelli che mi hanno deluso di più: un po’ piccoli e un po’ leggeri, non rispecchiano la qualità del resto del visore. Il tracciamento sembra basarsi su un sistema inside-out simile a quello dei Quest, ma meno raffinato, e l’ergonomia non è delle migliori. In più, mancano alcune funzioni avanzate come l’haptic feedback o il finger tracking completo.

L’esperienza in stand-alone inoltre mi è sembrata ancora un po’ acerba, soprattutto se si vuole confrontare con Apple Vision Pro, che ha settato la barra così in alto che Meta sembra nemmeno provare a inseguirla. In particolare, le app disponibili sono poche, e l’integrazione con il mondo mobile e con i servizi cloud è limitata. Mancano anche elementi fondamentali per un uso quotidiano come un vero multitasking, app native per la produttività o una user experience fluida e coesa.

In definitiva, Play For Dream è una sorpresa vera, uno di quei visori che arrivano senza troppa pubblicità ma che sul campo dimostrano di avere una visione chiara e un’esecuzione solida, almeno per quanto riguarda la parte PCVR. L’esperienza wireless fluida, la qualità del display e la reattività dell’interfaccia lo rendono uno dei candidati più seri al titolo di miglior visore PCVR senza cavi – almeno per chi ha una macchina potente e una rete all’altezza. Rimangono dubbi sull’ecosistema stand-alone e sulla qualità dei controller, ma se il progetto avrà continuità e aggiornamenti costanti, potrebbe diventare un vero outsider capace di infastidire sia Meta che Apple, almeno sul versante gaming. Aspetto di provarlo ancora a fondo nei prossimi giorni, ma le premesse ci sono tutte per qualcosa di molto, molto interessante.
INFINADECK
Continuiamo con INFINADECK, il treadmill omnidirezionale più chiacchierato e desiderato di sempre. L’idea di camminare all’infinito in qualunque direzione precede Ready Player One, ma è stato proprio il film a renderlo iconico. Il sistema è imponente, costoso e – come scopriremo – ancora lontano dalla perfezione. In fiera ogni stand interferiva con gli altri, i tracker perdevano orientamento e le attese erano eternamente lunghe, ma alla fine siamo riusciti a salirci.

Non è la prima iterazione del prodotto, né la forma finale: la natura artigianale del prototipo è evidente. Mi spiace dover fare debunking, ma il dispositivo resta distante dalle esigenze dei videogiocatori: rumoroso, non abbastanza reattivo e tutt’altro che preciso. Perfetto, però, come walking simulator o per la riabilitazione: scopriamo infatti che a Torino ne esistono già una decina in un importante polo medico. Fantastico per loro; per noi gamer, il sogno è rimandato.

Project Moohan XR2+ Gen 2 headset
In rapida successione abbiamo visto da vicino anche il visore Android più atteso dell’anno, purtroppo senza poterlo provare. Equipaggiato con il nuovo XR2+ Gen 2 di Qualcomm, promette di gestire risoluzioni elevate con una facilità sorprendente. Resta il dubbio: una CPU del 2020 sarà sufficiente? Lo scopriremo quando riusciremo a metterci le mani sopra.
XREAL — Una valanga di smart glasses
Xreal ha invaso i corridoi dell’AWE con un’intera collezione di occhiali XR, ma – lo confesso – non sono rimasto a bocca aperta con niente. La mia ultima prova con Xreal Air risale alla fine del 2023 e, malgrado tutti i nuovi modelli introdotti, la sensazione è identica: qualità d’immagine soddisfacente, beam finalmente superato, ma quel trapezio opaco davanti agli occhi che impedisce di indossarli tutto il giorno come un normale paio di lenti e una finestra ancora troppo, troppo croppata mi fanno preferire altre soluzioni – tipo usare un visore full‑VR o, semplicemente, non usarli. Finché non arriverà Project Aura, questi smart glasses restano fermi ai blocchi di partenza.

Pinball Vr 1 VS 1
Fra gli stand più eccentrici mi sono imbattuto in un flipper futuristico: tavola fisica, controller dedicato e software che gira su Quest in versione 1vs1. Il giocatore al flipper deve schivare proiettili virtuali che gli arrivano addosso dallo stesso tavolo, mentre un secondo utente – con identico setup – viene “rimpicciolito” e catapultato dentro la macchina, armato di una sorta di fionda‑balestra per bersagliare l’avversario. Pinball che si mescola a scale‑shifting: roba che finisce decisamente nella mia cup of tea.

Freeaim VR Shoes: camminare sui rulli
Parliamo di locomotion: le Freeaim VR Shoes tentano di eliminare i treadmill sostituendoli con piccoli rulli sotto la suola. Non sono proprio le famigerate Cybershoes, ma qualcosa di simile a un paio di rollerblades: serve pratica per evitare di perdere l’equilibrio e controllare la velocità. Kickstarter alla mano, l’idea è intrigante ma non so se mi abbia convinto – il tempo a disposizione è stato troppo breve per un giudizio definitivo.

XelerateVR: il tapis roulant a sfere
A saziare definitivamente la mia curiosità sui dispositivi omnidirezionali ci ha pensato XelerateVR, che anziché un nastro o una superficie scivolosa usa centinai di sfere su cui scivolare. L’idea sembra quella che tutti abbiamo fantasticato una volta, salvo poi realizzare che forse era meglio non concretizzarla. Dopo qualche passo il movimento diventa quasi naturale, ma serve comunque il tracking alle caviglie: senza sensori sul pavimento che leggano la rotazione delle sfere, il sistema affida tutta la rilevazione ai tracker esterni. Mezzo lavoro, mezzo risultato, almeno per ora.

Monitor 3D di nuova generazione
Allo stand Sony ho messo mano su una serie di monitor 3D autostereoscopici di nuova generazione. Negli ultimi mesi diversi brand – Sony, Samsung, Lenovo – hanno rispolverato la tecnologia 3D abbinandola al eye‑tracking. Per chi rifiuta la VR potrebbero essere una alternativa credibile per contenuti tridimensionali. Sony mostrava i suoi schermi in posizione inclinata per accentuare l’effetto pop‑out: impressionante, soprattutto per chi progetta modelli 3D.

Non mi sono sentito però soddisfatto dalla demo e la sera, in hotel, con l’aiuto di Clodo abbiamo scaricato un paio di film side‑by‑side e vecchi trailer Sony del 2012. Il giorno dopo siamo tornati allo stand, abbiamo infilato i file di nascosto nel PC e… tutto si vedeva perfettamente. Tradotto: con ogni probabilità anche classici come Trine o Batman Arkham Asylum, nati per Nvidia 3D Vision, gireranno senza problemi se avviati in SBS via Reshade. Preparatevi però: una recensione approfondita del modello di Samsung è solo questione di tempo.
Sony XYN – il visore business super‑premium
Chiudiamo con il visore Sony XYN, pensato per il business. Esteticamente è un prodotto super‑premium, con pannelli OLED 4K per occhio e lente di nuova generazione. Abbiamo testato qualche tool di modellazione 3D: la resa è eccellente, ma dopo aver provato il monitor 3D sono convinto che, per lavorare otto ore, tre schermi fisici – 3D o flat – restino più comodi di un visore da indossare. Ne riparleremo quando il form factor si ridurrà a un paio di occhialini.

Questo era tutto dalla costosissima e assolata Citta degli Angeli. Spero di aver saziato la vostra voglia di novità e noi forse ci vedremo in un futuro chissà se dal CES di Las Vegas o dal Tokio Game Show. Poi basta però <3
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